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Recensione: “Quadernino arancio” di Marco Zungri | L’Altrove

Quella di Marco Zungri, racchiusa in Quadernino arancio, ultima raccolta edita da Edizioni Clinamen, è una poesia dai toni leggeri e miti.

A leggerla ci si immedesima con lo sguardo del poeta; la sua è una visione profonda, raccolta e tenue. Brillano queste piccoli scorci di vita, guizzano le parole e sfiorano l’anima.
In questo modo così delicato il lettore è immerso nel mondo di Zungri. Quadernino è il diminutivo usato per dare il titolo alla raccolta ed è probabile che stia ad indicare un quaderno di note o un diario personale. Ed è infatti così, ogni testo è un annotazione a quanto accade ed è accaduto allo scrittore negli anni. La sua giovane età non è di impedimento nel dimostrarsi, anzi è forse per questo che i ricordi appaiono vivi e vividi nei versi ed è come se fossero rivissuti nuovamente, con sentimento.

Una poetica del quotidiano, d’incanto e tracciata da una visione della vita autentica. È a tutti gli effetti una poesia sincera, che segue una linea ben precisa, una crescita continua verso una maturità e una conoscenza e coscienza più adulta. Ed infatti il poeta ci porta di fronte ad immagini meno gioiose, se vogliamo, meno gaie.
È il caso di Fuoco nemico

Scrivo,
scrivo per non morire,
scrivo per non impazzire,
per vivere
o sopravvivere,
per placare l’onda d’ansia;
l’urlo dell’anima
il suo attacco
il contrattacco
l’imboscata,
fuoco, nemico!

L’anima urla, non è sopita come si può pensare, ma fa sentire fortemente la sua voce, urla e prende in ostaggio, attacca con armi che solo lei conosce, sa di poter usare per ferire e creare morte. E sovviene in aiuto a Zungri la scrittura – ma ciò succede anche al lettore, a chiunque scrive, perché, diciamolo, è risaputo che lo scrivere salvi! Chi può, scriva e si salvi!
Alla fine non resta che questa armatura, forse sul foglio, o sulle note dello smartphone, sul display del computer, il dolore è meno atroce e l’anima si acquieta.

È un’anima che ricorda, rammenta di voragini, di solitudini, di eventi, sta lì in agguato, silente.

Tutto è qui (nuovamente)

Chiudo gli occhi
e per quell’attimo
tutto è giusto.
Tu sei accanto a me
e ci baciamo.

Il mondo è tutto qui
nuovamente

nell’eternità del nostro
mentre.

Quadernino arancio ci mostra anche un Zungri romantico, fatto d’anima e cuore. I testi amorosi sono molteplici, il tu perso a cui si riferisce è atteso pazientemente, come leggiamo in Non escludo mai il tuo ritorno

Sono così stanco
che più non conto i passi,
cedo il cuore ad anonimi viandanti.
Nel contratto al punto uno
inserisco clausola rescissoria.
Non escludo mai il tuo ritorno.

L’amore è anche l’ultima parola della poesia che conclude il libro: L’infinito. Un Zungri che qui riprende il titolo di quella che possiamo definire la poesia per antonomasia.

L’infinito della fragilità
è
l’amore

Tra eternità e infinito si muove l’amore a passi inaspettati o inattesi, a volte fragili, caduti, rotti. Questa fragilità è fatta propria, accolta e ridata nei versi di Quadernino arancio.

L’AUTORE

Marco Zungri (Rovigo, 1993) è maestro elementare, autore e cantante. Nel 2018 ha ideato la conferenza internazionale Voce Pura tenutasi nella città di Verona. Le espressioni artistiche a lui più care sono la poesia, il canto, la musica, l’arte, il cinema e il teatro. Ha esordito nel 2020 con Quadernino blu (Edizioni La Gru), con la prefazione di Eugenio Borgna.

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