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Recensione: “Disgregazioni” di Marco Antonio Sergi | L’Altrove

Disgregazioni di Marco Antonio Sergi (Quaderni d’arte – Eretica Edizioni), con i disegni di Simone Capriotti, è un’opera originale che dimostra come il sodalizio artistico e poetico sia in grado di rafforzare tra le pagine i contenuti della dimensione estetica, il significato della forma d’arte. L’unione dei due codici espressivi illustra la corrispondenza esistenziale nel senso di vuoto e di smarrimento, il segno rapido e disorientante dell’assenza, indica il percorso intimista dell’inquietudine.

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Il poeta indaga oltre l’estremità instabile dell’anima, scruta il mistero interiore nell’inconfessato e profondo dolore, ricerca l’enigma velato degli occhi, nell’inquadratura tormentata dei volti, dipinti accanto ai versi. Comunica con immediata intensità il sentimento degli incubi persistenti, frammentati nella cavità emotiva. I versi mantengono una definita, nitida consacrazione alla autobiografia del vissuto, nell’indistinto crocevia della superficie intima e spaventata, arricchita dalle sensazioni insistenti dei ricordi, dalle sfumature della malinconia. Estendono una realtà aumentata dalla percezione sensoriale dell’oscurità rarefatta dei sentimenti, delle piccole morti quotidiane e delle conseguenze incoraggianti di ogni rinascita. Marco Antonio Sergi disgrega la propria identità attraverso l’esperienza sensibile dell’amore, accompagna la consapevolezza delle proprie variazioni poetiche nella rappresentazione delle illusioni, delle indecifrabili sconfitte. Affronta la propria irrequietezza, conosce il disordine vertiginoso dei pensieri, identifica il disturbo dell’intelletto con l’incoerenza e il disadattamento degli atteggiamenti dell’uomo. Scioglie il riferimento essenziale dell’ostilità con la comprensione della realtà transitoria degli avvenimenti, descrive la sensazione di distacco e di estraneità, riconosce la conflittualità e il deterioramento dell’equilibrio umano.

La poesia di Marco Antonio Sergi consuma l’integrità dell’io, scompone l’ipnotica riflessione in reliquia imperturbabile del tempo, risolleva l’intesa complice tra parola e visione. La personificazione dei volti di Simone Capriotti, inseriti tra le poesie, è simbolo incarnato di solitudine, d’isolamento. È emblema di un anonimato oscuro e minaccioso, segnato da smaniosa sofferenza, indizio di una sospensione vitale, riflesso di alterazione. L’autenticità della poesia rivela la marcata discontinuità della maturità, trasformata dal limite sommerso e inafferrabile dello svolgimento cognitivo degli eventi, la libertà crudele e coraggiosa degli errori. “Disgregazioni” anestetizza le emozioni, distingue il malessere dallo stupore, risveglia il contatto impressionante del passato, mantiene la sostanza dell’assenza nel presente. La fluida connessione spirituale e carnale dei versi disgiunge l’essenza della dispersione, il peso del cedimento, ma dimostra come la saggia osservazione di ogni fine sia un modo per riacquistare l’inizio e ritrovare se stessi.

SCACCO AL RE

Tengo il coltello piantato lì sotto
lo so non si addice
ma è così bello guardare il volto di lui
con occhi rapaci, e sua è la pace
ovattata, di chi sta per pagare lo scotto
in un gioco a un solo finale.


CALANTE

Rimane a lungo nell’aria
la nota sfiatata di sax
rugginosa e pressante
fino alla fine del fiato
il petto contratto.
Risuona il sospiro
quel vecchio cancello
ancora violato.


SFUGGENTE

Come un’idea
perfetta
senza confini
senza definizione
senza paragone

Sei

Come ogni idea
nata da me
illusione.

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CUORE NERO

Mi sono punto
d’inferno
di un veleno
che non comprendo
mentre mi scioglie
le budella come
morto a scroccasole.

Mi sono reso infermo
di nuovo
questo male
odio e amore
lo stringo
mano di vecchio amico
da riscoprire.


IL MOSTRO

Sotto il letto
non c’è bestia
che tenga testa

Sotto il sottotetto
non c’è sgorbio
davvero brutto

Sotto il sottobosco
non trovo occhi
maligni di folletto

Il terrore tutto
sta nascosto nel finale
di uno scritto
che ora è fuori
che ora è tale e quale
al reale.


RAFFICHE

Come sotto una raffica
di mitra
veloce, che sferza la carne

come in balia di tempeste
di sabbia,
che bucano la tenda di notte,

Io sono. Solo sotto questa pioggia
ritrovo
la forza di muovere i passi.


SPECCHIO SPECCHIO

Immersi
e come l’universo
immensi
a fuggir da sé stessi

A cura di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

L’AUTORE

Marco Antonio Sergi, nato a Frascati (RM) nel 1985, è un docente di italiano e italiano per stranieri, scrittore e musicista. Durante gli anni dell’università si innamora della poesia e inizia a scrivere i sui primi versi. Parallelamente porta avanti vari progetti musicali in cui riveste il duplice ruolo di cantante e bassista, occupandosi della stesura di tutte le liriche.

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