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Recensione: “Battiti” di Clelia Moscariello | L’Altrove

Emozioni! Celestiali voli aerei e calde lacrime interiori tuffate in psichiche dipartite, specchi riflessi di se medesimi, gettanti vacue carni all’interno di oceani color rosso sangue come mostratoci dalla poesia Emozioni (Lucio Battisti). Emozioni, queste, che si immergono in profondi abissi interiori, per poi risorgere in celesti firmamenti abitati da purpurei soffi e salmastre carezze, come nella canzone-poesia Cu’mme (Roberto Murolo, Mia Martini, Enzo Gragnaniello). Oscuri abissi interiori, come un terreno cammino, in cui, esistenziali lacrime colme di sincere, fraterne, ardenti, verginee e balsamiche emozioni simboleggiano la linfa essenziale degli Uomini, all’interno di una vita infettata da corruzioni, cattiverie, sottomissioni, qualunquismi etici mutanti terreni fratelli come inutili luci da sottomettere, sopprimere e soffocare dentro infiniti oceani sanguigni. Lacrime, anzi melodiche emozioni, poetizzate nelle canzoni Gli spari sopra (Vasco Rossi), Il treno (Riccardo Cocciante) e nell’opera poetica Battiti di Clelia Moscariello (Casa Editrice Le Mezzelane).

Emozioni, quelle in Battiti, come liberi voli elisiaci di farfalla mutanti umide quotidianità scheggiate in rosate fragranze eternamente cristalline, ovvero sotto forma e sembianze di saline trasparenze spirituali. Interiori trasparenze marine, queste, come Resurrezione dal dolore visto non unicamente come disagio, ma, come una Strada e Via Crucis per accettarsi con le proprie gioie, emozioni e lacrime pari alle canzoni Vivere-Stupendo (Vasco Rossi). Accettazione di se medesimi, quella in Battiti, simboleggiante anche la Ricerca degli Uomini del loro posto dentro un Mondo popolato da sbeffeggiati risi tirannicamente e interiori maschere vituperate, ovvero un Mondo comandato da angelici demoni consumanti la loro triste, malinconica e lacerante esistenza con depravate carnalità pupattole. Cammino indagatorio, quello degli Uomini, come un canto d’attesa vomitante emarginati aneliti e riflettente oceanici rimorsi cinerei, ma in particolar modo battezzante decrepite solitudini lacrimanti in ambigue, ostili, spettrali ed erotiche notti lunari come nella poesia Luna (Gianni Togni). Terreno cammino indagatorio, quello poetizzato in Battiti, come un gitano cammino basato su raffreddate riminiscenze polverose declamante lacrimanti rimorsi e riflettente puerili ombre cineree inavvicinabili, ovvero autunnali foglie piovane e vacue fotografie ingiallite, come nella poesia Attimi (Simone Principe) e nella canzone Gli anni (883). Riminiscenze moscarelliane in parole più semplici, come nostalgici flashback mutanti ansimanti sospiri in stelle cosmico-ancestrali con ali da gabbiano, poiché claudicanti maschere dalle pudiche fragranze pari ai quotidiani aneliti terreni alimentati da moleste e soporifere infezioni economiche, xenofobi sguardi socialmente denigratori ed erotiche carnalità depravate come mostratoci nella poesia Canzone della vita quotidiana (Francesco Guccini). Ansimi più precisamente, come accecanti sguardi alchemici laceranti, curanti, medicanti e purificanti cotiche nebbie interiori, ovvero incensi brucianti senili primavere argillose e scemanti amori peccatori, come mostratoci nella poesia Venerdì santo (Francesco Guccini). Ansimi e/o aneliti, che, immergono gli Uomini in amorosi oceani metafisici accarezzati da palpitanti, timidi, paurosi e fanciulleschi venti unenti metafisici amori spettrali, che, a loro volta partoriscono emotive esistenze elisiache come nella poesia Nell’aria (Marcella Bella). Metafisici oceani moscarelliani in poche parole, che, simboleggino il terreno cammino animato con falsi risi cadaverici, ovvero treni conducenti logorate vite in silenziose attese spirituali visivamente vacue, che, si tuffano in un Mondo eternamente stuprato da pazzoidi felicità menzognere, come mostratoci nella canzone I tuoi silenzi (Alunni del Sole) e nelle canzoni-poesie Luoisiana-Ferito (Litfiba). False gioie, queste, nutritesi con etiche carni traditrici se medesime, come le demoniache carnalità sociali, che, si nutrono con elisiaco-divini aneliti interiori pari alla canzone Guerra (Litfiba). Cammino terreno infine, come tutti i cammini umani, che è destinato a condurci fra le braccia del purificante Inverno, ovvero la sorella Morte squarciante tirannicamente i suoi aneliti ed emarginante giulive amicizie affogandoli dentro oblianti arrivederci, come nella poesia La morte (Davide Lucantoni) e nella canzone-poesia Arrivederci (Umberto Bindi).

Alcune poesie da Battiti

Questo lungo inverno

Questo lungo inverno
Che sembra non avere mai fine
Io continuo ad amarti
Nonostante la pioggia
Nonostante il freddo
Io mi innamoro ogni giorno di te un poco in
[più
Perché con te è sempre estate
E l’amore se ne frega del meteo,
E tu sei il mio raggio di sole personale.


Sorrisi

Questo sorriso che ho,
che tu pensi sia il mio timbro,
me lo sono costruito strada facendo,
sulle macerie,
è il mio curriculum di vita
e non me lo toglie nessuno!


Dimenticata

E mi troverai in un angolo,
Accartocciata su me stessa,
E ti ricorderai di me,
Ma ti sembrerò un fantasma,
Perché somiglio alla tua parte più nascosta,
Quella che è rimasta da sola,
dimenticata…

A cura di Stefano Bardi.

L’AUTRICE

Clelia Moscariello

Clelia Moscariello, poetessa, giornalista, scrittrice, blogger, copywriter, social manager e speaker radiofonica, è nata a Napoli nel 1981. Ha pubblicato L’ultima notte da falena, La Riflessione Editrice, Cagliari, 2010 (poesie racconti); Questa Primavera, Irda Edizioni, 2017 (poesie); Battiti, Le Mezzelane Casa Editrice, Santa Maria Nuova, 2018 (poesie); Io non amore le rose, PAV Edizioni, Roma, 2021 (poesie-racconti). È la conduttrice del programma radiofonico “Woman on the road”, sulla radio Extraradio.

La foto della poetessa è pubblicata, con il suo permesso

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