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Recensione: Trilogia “I dintorni” di Nazario Pardini | L’Altrove

Solitudo, Eros, Thanatos: l’appassionante navigazione in seno all’umana avventura nella trilogia poetica di Nazario Pardini

La “trilogia” in questione è costituita dalle raccolte poetiche: I dintorni della solitudine (2019, prefazione di Michele Miano), I dintorni dell’amore ricordando Catullo (2019, prefazione di Rossella Cerniglia), I dintorni della vita. Conversazione con Thanatos (2019, prefazione di Floriano Romboli). È letterariamente corretto considerare questi testi una ‘trilogia’, in quanto posseggono nell’insieme tutte quelle caratteristiche essenziali per individuarvi una sicura unità artistica, sia dal punto vista filologico e quindi stilistico, che da quello tematico-contenutistico, ovvero esiste tra loro una continuità estetica e poetica tale da poterle unire formalmente – volendo – in un solo volume, suddiviso in tre parti.

Ciò si può affermare poiché l’analisi critica, nell’impatto con la scrittura, ha rilevato in essa la presenza di una totalità dell’uomo e del poeta senza riserve: in altre parole siamo di fronte ad un autore che mette a nudo il suo pensiero, l’essere più profondo e l’anima cristallina fino al punto da poter definire l’impegno nella realizzazione di questa ‘trilogia’, come un vero e proprio ‘testamento spirituale’ da consegnare ai posteri, che stanno affrontando o intraprenderanno il viaggio dell’umana avventura.

Al centro mi pare proprio vi sia la riflessione sulla condizione umana – che non diventa mai chiusa ideologia – con tutte le sue bellezze, contraddizioni, domande di senso e significato, insaziabile interrogarsi sul destino. Pardini mette in gioco tutto qui: esperienza, cultura, sentimento, ragione, sensibilità, intuizione. Non si accontenta delle risposte più scontate, ma scava, scava come un archeologo innamorato delle civiltà antiche; scende negli abissi dell’io personale e collettivo come uno speleologo alla scoperta delle viscere della terra; vuole raggiungere vette luminose come un alpinista ardito che cerca l’infinito.

Solitudine, amore e morte sono i cardini dei tre libri (bella la simbologia medievale del numero tre: la Trinità cristiana, le Cantiche della Divina Commedia, il numero perfetto degli antichi…) sui quali s’innestano le dimensioni esplorate dal canto poetico: il nucleo originario dell’attaccamento alle proprie radici, alla propria terra toscana ovvero la sua natura fatta di mare e colline, centro di affetti e memorie familiari incrollabili e imperiture fino alla commozione (aspetto autobiografico); la storia umana con il suo carico di sangue, guerre, violenze, lutti, reiterazione degli stessi errori, tanto che sembra di sentire il grido di Quasimodo in Uomo del mio tempo: «Sei ancora quello della pietra e della fionda /… / T’ho visto: eri tu, / con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, / senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, / come sempre…» – da Giorno dopo giorno, 1935 – (aspetto antropologico); le liriche dedicate al quotidiano, allo smarrimento dell’individuo contemporaneo, alla perdita di umanità nella società, all’anomia e all’alienazione dei modi di vivere odierni, al tramonto di idealità, valori, identità… che Pardini non ha solo studiato, ma osservato direttamente, appartenendo ad una generazione che ha vissuto trasformazioni epocali, potendo così attuare raffronti tra passato e presente (aspetti sociali, esistenziali, e psicologici); il folto gruppo di composizioni in cui il tema della finitudine umana – eufemismo di morte – viene sviscerato da tutte le parti e in ogni direzione, motivo non tanto metafisico, poiché qui si tratta della fine biologica personale, dell’annullamento della nostra identità terrena: viene scelto consapevolmente con coraggio morale ed intellettuale, un genere letterario del passato, quello definito della letteratura d’oltretomba, del destino dell’uomo dopo la morte, oggi praticamente scomparso, tuttavia senza le raffigurazioni allegoriche spesso truci d’un tempo (aspetto escatologico e teleologico).

Nella ‘trilogia’ dunque l’autore ci invita a salire sulla sua barca, metafora della vita, per intraprendere il viaggio oltre le Colonne d’Ercole, novelli Ulisse, quali esploratori dell’ignoto inconoscibile: vale comunque la pena navigare in quei mari – mi pare sia il suo messaggio – poiché fa parte del nostro compito assegnatoci dalla Natura o da Dio, per essere e diventare uomini: «Considerate la vostra semenza / fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza» (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto XXVI, vv. 118-120). Tale citazione dantesca si attanaglia all’ammirazione sconfinata di Pardini per il Sommo Poeta, espressa nella poesia A Dante (da I dintorni della vita), in cui lo considera persino vincitore della Straniera: «Giunsi a Ravenna, perla di mosaici, /…/… Quando venni / dinnanzi alla tua tomba / vibrarono le carni ed in segreto / il pianto mi si sciolse, fuggiasco fiorentino, /…/ e innanzi a me rifulsero invettive, / canti d’ascesa al cielo. Uno dei pochi / a vincere la morte. / Costei ti si piegò per la paura / di sì grande statura…»

A cura di Enzo Concardi.

L’AUTORE

Nazario Pardini è nato ad Arena Metato (PI). Laureatosi prima in Letterature Comparate e successivamente in Storia e Filosofia all’Università di Pisa, è inserito in Antologie e Letterature: “Delos” (Autori contemporanei di fine secolo), edita da G. Laterza, Bari, 1997; Antologie Scolastiche “Poeti e Muse”, edite da Lineacultura, Milano, 1995, 1996; Antologie “Blu di Prussia”, E. Rebecchi Editore, Piacenza, 1997 e 1998; Antologia Poetica “Campana”, P. Celentano, A. Malinconico, e Bàrberi Squarotti, Pagine Editrice, Roma, 1999; G. Nocentini, “Storia della letteratura italiana del XX secolo”, a cura di S. Ramat, N. Bonifazi, G. Luti, Edizioni Helicon, Arezzo, 1999; “Dizionario degli autori italiani contemporanei”, Guido Miano Editore, Milano, 2001; “Dizionario degli autori italiani del secondo novecento”, a cura di Ferruccio Ulivi, Neuro Bonifazi, Lia Bronzi, Edizioni Helicon, Arezzo, 2002; “L’amore, la guerra”, a cura di Aldo Forbice, Rai – Eri, Radio Televisione Italiana, Roma, 2004. È fondatore del blog “Alla volta di Lèucade” (nazariopardini.blogspot.com). Il 9 maggio 2013 gli è stata conferita la Laurea Apollinaris Poetica dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Salesiana Pontificia di Roma. Ha pubblicato oltre venti opere fra poesia, narrativa e saggistica.

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