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Recensione: “Maceria” di Francesco Lorusso | L’Altrove

Maceria di Francesco Lorusso (Arcipelago Itaca Edizioni, 2020 – Mari interni, Collana diretta da Danilo Mandolini) è l’esteso accumulo di quotidiani conflitti esistenziali, la tregua salvifica della poesia, la protezione e il rifugio a sostegno dell’autentica rivelazione dell’ispirazione.
I versi assegnano il residuo della dissolvenza all’instabilità delle sfide umane, dominano la diffusa e temeraria esasperazione emotiva, l’elaborazione di una maturità persistente e profondamente intimista. L’espressione poetica, dinamica e originale, concentra il suo carattere suggestivo, volge la sua riflessione verso una consistenza spontanea che ha la sua percezione nell’interpretare ogni disposizione d’animo e nel comprendere lo smarrimento del disamore. La validità dell’acuta conoscenza estetica rivela una accentuata complicità con il linguaggio, descrive l’orizzonte delle riserve umane affrancato dalle esitazioni e dalle incertezze relazionali. La franchezza dell’anima sorveglia l’insofferenza del poeta, in balìa dell’inevitabile contrarietà del cuore, dei mutamenti impulsivi del carattere, alimenta la considerazione e l’urgente esigenza della comunicazione.
Il poeta affronta l’ostilità della realtà divulgando le parole nel respiro vitale della poesia, verso il viaggio interiore che si compie oltre lo svolgimento naturale degli eventi ed è materia di interesse in quanto si trasferisce alla finalità leale della vita. Francesco Lorusso afferma l’interna traccia del suo passaggio attraverso l’incisività del lessico, l’intensità stilistica di contenuti, rafforza la propria possibilità creatrice e suggerisce intuizioni emotivamente vincolate alla fatalità degli avvenimenti, intrecciando la distorsione degli affetti. “Maceria” è il confine di uno scenario precipitato nell’abisso delle strade da percorrere, di un territorio devastato dai frammenti dell’immediatezza istintiva e delle azioni impetuose, il calore del tempo che brucia il momento coscienzioso della continuità. Il poeta trasmette la volontà di partecipare alle esperienze, di aumentare l’intesa con cui guarda al mondo, prendendone parte con il dovuto distacco e con l’amarezza e il disincanto con le quali si rivolge ai lettori. Dilatare l’autentica voce umana del poeta significa superare ogni affermazione elegiaca negli interrogativi privati ed inafferrabili alla deriva di ogni sospensione e rendere più espansiva la richiesta di catturare la sostanza delle avversità umane.
Il tema del vissuto, in Maceria, è l’anteprima di ogni intermittenza sentimentale, è la sostituzione simbolica di una frase, di un verso che accomuna e unisce il proprio contenuto affettivo ed etico. Il desiderio, l’impulsività si mescolano con l’orgoglio ed il risentimento accompagnando l’inaspettata variazione di ogni incompletezza emozionale verso una condivisione solidale di ogni fratellanza etica di senso.

Alcuni testi tratti dalla raccolta:

3.

I nuovi fili radenti di grano
hanno dato fondo ai margini
alle sacche improvvise di gelo
dopo un rapido cambio di marcia.

Ritrovando il respiro sul portone
ora colmano la sera smisurata
che ti è passata lungo i fianchi
con la sua ricca borsa di pelle stanca.


5.

Le strade aperte sul petto delle camicie
ti ritrovano senza rughe sempre ramingo
in questo gioco di carezze e dolori

sono le case che si addossano fra loro
presso un incrocio intermittente
che solitario ci precetta e perde.


13.

Trovi il silenzio aspettare
in sosta oltre la svolta
non si mostra ora il brusio
nella forma assente che scruti.

Intanto il tempo del giorno si fa aria
e sul respiro ti brucia ogni sospensione


23.

Mormora col soffio l’imboccatura
incollata alla tua pelle residua
e la polifonia che passa oltre le teste
conduce un ritmo incessato
fra le nocche di queste mani
che sbriciolano il suono
temporeggiando.


32.

Magre frasi di luna
brillano sulle maree
e lontane nubi di sogno
sollevano sangue di more
sedute a seguire le stelle
con la perfetta attesa
per tempo smentita.


40.

Le mani hanno rotto il suono
avvertito nel ritmo di un rito
dalla smania accesa della notte
che adesso picchia nella luce.

Sulla farina fine dei muri
l’ansia si concede il tragitto
e indaga un piano inutile
contro i minuti del mattino.

A cura di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

L’AUTORE

Francesco Lorusso, musicista e poeta barese, è nato nel 1968.
Sue poesie e letture critiche sono apparse sulle riviste “Poesia”, “Atelier”, “Anterem”, “incroci”, “Il Segnale” e, online, su siti quali, tra gli altri, “Sulla Letteratura (On Literature)”, “La Recherche”, “Poetarum Silva”, “Cartesensibili” e “Imperfetta Ellisse”.
In volume ha pubblicato: Decodifiche (Verona, Cierre Grafica 2007) con prefazione di Flavio Ermini, L’Ufficio del Personale (Milano, La Vita Felice 2014), con prefazione di Daniele Maria Pegorari, Il secchio e Lo Specchio (Lecce, Manni Editore 2018) con nota introduttiva di Guido Oldani.

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