Giovani Poeti
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Giovani poeti: Vernalda Di Tanna | L'Altrove

È tempo di giovani poeti.
Oggi vi presentiamo la ventunenne di Vasto Vernalda Di Tanna.
I versi di Vernalda non ci hanno lasciate indifferenti, ci siamo soffermate molto a leggerli e a rileggere e abbiamo appreso quanto la poesia riesca ad essere potente e riesca ad esprimere tutti i nostri sentimenti.
Ma non vogliamo svelarvi altro, sarà la nostra giovane poetessa a raccontarsi e a raccontare la propria poesia.
Grazie, Vernalda. Quando hai iniziato a scrivere in versi?
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Scrivo in versi da quando ho iniziato a osservare le cose e le persone da diversi punti di vista. E poi, ovviamente, da quando ho deciso di ascoltare il mio istinto, pensiero in crescendo, ritmo che mi possiede. Così, alla tenera età di appena dodici anni ho iniziato a comporre. Ma la poesia è per me come un fiore di ciliegio che sboccia in ritardo.
Per te scrivere è più un bisogno o un piacere?
La scrittura è un posto, la poesia ne è il giardino segreto. Un rifugio, ma anche un ring, per via della voluptas dolendi che spesso condiziona i poeti. Poetare è scontro con sé stessi, con ciò che non ci corrisponde. Però è anche incontro e confronto. È cospargere sale su ogni ferita. Quando si è poeti la meta è forse il viaggio che ci spinge verso la resilienza. In Giappone c’è un’arte antica che si pratica per riparare il vasellame e che consiste nell’empire le crepe con l’oro: così facendo, le crepe stesse accrescono il valore di un oggetto che ne era privo. Il kintsugi è una metafora preziosa, ci suggerisce che le imperfezioni e le ferite sono – potenzialmente – l’espressione del divenire perfezione, sia estetica che interiore. La poesia per me è un po’ come il kintsugi, sento di averne un gran bisogno. Eppure, la poesia è un piacere immenso, forse perché solo attraverso di essa godo dell’unico lusso che posso permettermi: il lusso di sognare. E per me i sogni sono la prolunga della realtà.
C’è una poesia che ami particolarmente? E se è sì perché?
Ce ne sono tante, di poesie che mi stanno a cuore. Tra le mie preferite in assoluto c’è quella che Gabriele Rossetti ha dedicato a Vasto (città in cui sono nata), “Canto poetico a Vasto”.
Quanto è importante, secondo te, la figura del poeta nel mondo di oggi?
Il ruolo del poeta nel mondo di oggi è quello di sempre, da sempre. Responsabilità del poeta è quella di crescere attraverso l’altro da sé, aiutando gli altri a crescere, senza mai limitarsi entro un’unica prospettiva – ma, anzi, offrendola -, senza perseverare nella pura ideologia. Paradossalmente, la poesia è frutto di fatti e non di parole, o meglio, direi che la poesia diviene tale solo quando le sue parole maturano in fatti. Il poeta dev’essere pronto a non vergognarsi delle sue crepe, dev’essere capace di condividerle con il mondo. Deve fare carità della sua individualità, mettendosi a nudo durante la sua poesia. Quello del poeta è un ruolo che sopravvivrà finché l’uomo proverà il bisogno di sentirsi vivo.
Ecco le poesie di Vernalda di Tanna:
Nel frantumato spettro
di luce mi cerco
un amore che mi sia
dolorosa fitta: mi
cerco rappresa nel tuo
miele un’anima che mi
anneghi il respiro.
Infermo residuo è il mio
fiore sbocciato, reso carezza
e dolcemente odora
debito alla tua pelle.
Mentre io
sono la gracile sommossa
dagli umidi baci alle tue labbra:
cura tu mi resti e sussulto,
vibrazione del grumo
che mi abita il petto.



Scorrono immagini
lievi al bordo, risoluto
galleggia il verbo,
su parole nuotate, lontane
usi la lingua:
a lenire cicatrici
d’inchiostro attorno a letture
sfuggenti,
gesti, dichiarazioni.
E salini
usi gli occhi
induriti di sete:
voglio affondarci dentro.



Umano cruccio un pensiero
crea d’anima libera:
Io mi immagino una vita
da profeta che a viverla
ti invento per amarti
prima che tu nasca:
conosco
il tempo di un tramonto,
la riva delle tue ciglia;
sei forse il giro intorno ai satelliti,
il salto del tuffatore?

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