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Recensione: “Un solo sogno coltivo” di Massimo Russo | L’Altrove

Un solo sogno coltivo di Massimo Russo (La Vita Felice, 2021) è una raccolta poetica intimista capace di amalgamare le armonie, le sfumature e le connessioni dello spirito umano.

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L’autore percorre il cammino faticoso ma attraente della vita, attraverso l’osservazione attendibile e saggia della memoria e delle sensazioni. La parola poetica è linguaggio di un mondo in generosa sintonia con un viaggio che nobilita l’uomo dalle congiunture malinconiche e dolorose, allontanandolo dal vincolo della inevitabilità. Massimo Russo guida l’articolazione espressiva di ogni verso, l’uso drammatico ed esistenzialista delle metafore, circonda l’interpretazione oscura delle proprie inquietudini, intrattenendo la luminosità viva del suo retaggio emotivo. La densità del linguaggio poetico riflette, nella brevità dei versi, l’immediatezza del sentire, lungo la traiettoria consolatoria del desiderio, l’intelligenza emotiva nell’interpretare l’espressione universale e il contenuto assoluto dell’anima.

L’incisione della poesia graffia il solco delle stagioni sentimentali, traccia gli indizi simbolici del tempo, scava nella superficie intima del pensiero, svela la visione intensa e magnetica del sogno, intuito in virtù di un’esigenza profetica di resistenza emotiva, oltre l’inafferrabilità affettiva. “Un solo sogno coltivo” circonda l’enigma sinuoso dei limiti dell’esperienza cognitiva, conduce l’ascolto confidenziale della realtà, amplificata attraverso la declinazione di spazi e di luoghi familiari, vissuti nella coscienza della nostalgia, decantati nella fiducia di un altrove, nella riflessione del tempo, nell’intermittenza trattenuta delle possibilità. La vertigine dei paesaggi sfuggenti percorre la via delicata dei ricordi, condensa il miraggio dei legami con lo stupore verso un universo che influenza la speranza vana e inconsistente dell’umanità, il senso profondo della concretezza del quotidiano. Il contorno sfumato dell’inquietudine esprime il disagio interiore con la qualità persuasiva e fortemente evocativa delle parole, modella l’estensione letteraria nella coraggiosa maturità delle fragilità, intreccia il dinamismo esistenziale in ogni rinnovata fiducia. Il poeta riesce a esplorare la fermezza della rivelazione, consolida l’essenziale dottrina elegiaca, oltre il richiamo della malinconia, sprigiona la tessitura dei ricordi omaggiando la sincera luminosità dell’assenza, carica d’invocazione, testimonianza viva della presenza nel cuore.

L’orizzonte della poesia di Massimo Russo insegue l’affermazione riflessa e colta del messaggio, tramanda il patrimonio intellettuale delle immagini, decanta l’intesa interlocutoria e discorsiva dei contenuti dialettici, nutre la volontà della conoscenza, estende la frontiera del silenzio, rintraccia i segni di un lirismo trascendente, raccogliendo le aspirazioni, l’apprensione, i tremori di un respiro che ha saputo librarsi nell’equilibrio dell’aspetto misterioso e seducente della creatività.

Alcuni testi da Un solo sogno coltivo

Passa nel cielo di sole
ospite non invitata
una nuvola
sospinta dal Maestrale.


Eppure erano strali
e non sputati in terra
rumori rarefatti
onde sull’asfalto.
Tenera la tua lingua
seccata dal vento
della spiaggia non capisco
le tue parole urlate
contro la risacca.


Incontro per strada
sempre la stessa lingua
masticata e sogno alberi
spogli con idiomi dissacranti
come quelli di cui conosci
il suono ma non il significato.


È possibile osservare cipressi
in fila ben potati su un viale
ricco di ciottoli di mare
ma siamo in città e le persone
camminano compunte e silenziose
all’interno dello spazio isolato.


Poco importa se mani
affusolate ti tenevano la testa
ogni cosa si presta al suo destino
all’onda malcerta della folata.

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Un respiro intenso
mi coglie come un capriccio
di sabato mattina
quando l’aria umida
rimane appiccicata alle mani.
Ogni gioco di aquiloni
sulla spiaggia si perde
in occhi volti all’orizzonte.


Un solo sogno coltivo
di resina perduta nella terra
giunture lente di calcio
impronte incerte sul tappetoIl mio respiro tiene l’aria
ferma come seduto
su un buco nero.


Poche nuvole s’arrestano
al calare del giorno
una città in festa
ancora un ricordo.
Risa e pianti s’aggrovigliano
in questa estate calante
una sola cosa rimane intatta
e si assottiglia.

A cura di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

L’AUTORE

Massimo Russo

Massimo Russo, psicologo e insegnante, è nato a Capua (CE) e vive a Roma. Nel 2001, per Marotta & Cafiero Editori, ha pubblicato la raccolta di racconti La casa nuova.
Nel 2019 con Lfa Publisher è uscito il romanzo A piedi nudi sull’erba fina.
Nella primavera del 2020 dieci sue poesie sono state pubblicate sulla Rivista Internazionale «Poeti e Poesia».
Un solo sogno coltivo è la sua prima silloge, dopo pubblicazioni private dell’età giovanile.

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