
Inediti di Monia Gaita | L’Altrove
Guardo il cielo
Il cielo stamattina si è chinato su di me e mi ha baciato.
Era piĂš pallido del solito e faticava a trattener le lacrime.
La roba per riempire i sogni stava ammucchiata in tre valigie
legate con la corda.
Si è ricordato forse di quando prometteva la felicitĂ
e poi irrompevano i sicari per ordine non so di quale committente
a trucidarmi i piani.
Nessuna prova a scagionare quanto avvenne senza una ragione.
Nemmeno una giustifica al procuratore che spiccò lâarresto
a ciò che coltivai con cura e con ardore.
Da questa buia galleria scavata nelle viscere della montagna
cui appartengo, guardo il cielo,
mi parlo dentro dal calcare argilloso dei millenni,
mi siedo sulla panca di quei limiti che ho sempre detestato.
Non trovo guadi, ma azzardo comunque la traversata
e tra le ossa fossili e recenti del perduto
bado che il cielo non ridiventi ostile.
Lâora che si ribalta
Lâora che si ribalta
nel sole dai raggi piĂš obliqui che in altre regioni dellâanno.
Si compiono i moti di rotazione e di rivoluzione del sentire,
i moti millenari che giungono da ere a me lontane.
Ă il solstĂŹzio dâinverno, di questo inverno che non desideravo.
Mi cade a perpendicolo sul cuore. Mi disallinea i punti cardinali.
Che cosa cerco? Cosa dovrei recuperare?
La solitudine si trova alla massima altezza sullâorizzonte.
Spostarmi di qualche centinaio di metri non servirebbe.
Nel computo di quello che rimane guardo lâaria,
il verde divisibile per 4 dei noccioli,
lâorbita ellittica di tutti i grandi errori.
Il vento osserva magro la propria inclinazione;
lâarco descritto dal malleolo delle identiche abitudini
infigge nella terra i suoi bastoni.
La giostra sĂŠguita a girare su sĂŠ stessa,
il sangue alla stanchezza coincide
con il meridiano delle cose,
resto viva.
Si sogna poco
Si sogna a turno in questo tempo spettinato
dove i malati non fanno rumore e i sani pure meno.
Si sogna poco e si rimane indietro nel programma
con la paura gialla dei contagi che ci entra nelle maglie
e spunta i nomi dei propositi indolenti dallâelenco.
âLa gioia ha sbagliato strada ancora una voltaââ
dice compunta lâaria di gennaio
che raspa con le gambe ossute e lunghe nellâasfalto.
Conosco la forma dei boschi selvaggi e sterminati,
lâacqua lucente dei laghi, le nuvole soffici di lana,
la patina fumosa che sâadagia con la pancia nella valle.
So quando la vita si scheggia come un legno
e ciondola inerte sul suolo sottostante,
quando i residui del volere non concentrano
nessuna coltre solida di senso.
In questi istanti devi riaccendere i vulcani spenti,
prendere il caso per le corna, dilacerarne i nervi,
lasciare che la guerra con lâimponderabile ribolla
senza troppo ferire nel fiatone dei secoli:
un rifiorire intorno allâinspiegato,
deviare secondo antiche usanze la caduta,
estrarre un Dio qualunque dal cilindro,
continuare.
L’AUTRICE
Monia Gaita è nata a Imola (BO) nel 1971, ma vive da sempre a Montefredane, paese dâorigine in provincia di Avellino.
Giornalista e critico letterario, ha allâattivo le seguenti pubblicazioni: Rimandi (Montedit, 2000), Ferroluna (Montedit, 2002), Chiave di volta (Montedit, 2003), Puntasecca (Istituto Italiano Cultura Napoli,2006), Falsomagro (Editore Guida,2008), Moniaspina (LâArca Felice,2010), Madre terra (Passigli, 2015 – Premio di Letteratura allo Spoleto Art Festival 2016), Non ho mai finto (La Vita Felice, 2021). Diverse le antologie che si sono occupate della sua poesia.
Collabora a âIl Quotidiano del Sudâ e a importanti riviste web e cartacee.
La sua scrittura si connota per un uso libero della lingua che punta a coniugare lessemi ricercati e parole attinte al discorsivo in originale mescidanza.
Ă direttore della Delta3 Edizioni.
Porta avanti nella sua Montefredane, con la Proloco che presiede, il Premio di Cultura âOreste Giordanoâ, volto a valorizzare eminenti personalitĂ del mondo giornalistico, della poesia, della scrittura, dellâarte e della scienza.
Monia Gaita is an important Italian poet. She was born in Imola (BO), on the 7th of November 1971, but has always lived in her home town, Montefredane, a village in the area of Avellino. Journalist, literary critic, director of the editorial series âAncoraggiâ for Delta3 Edizioni, she is mainly focused on poetry and has published the following books: Rimandi (Montedit – 2000), Ferroluna (Montedit – 2002), Chiave di volta (Montedit – 2003), Puntasecca (Istituto Italiano Cultura Napoli – 2006), Falsomagro (Editore Guida-2008), Moniaspina (LâArca Felice – 2010), Madre terra (Passigli – 2015, winner of the Literature Prize at the Spoleto Art Festival in 2016), Non ho mai finto (La Vita Felice – 2021).
She writes for the newspaper âIl Quotidiano del Sudâ and for various journals; she also appears in dictionaries and antologies. Her poetic style tends to combine in a peculiar way sophisticated words with an everyday vocabulary. In Montefredane she leads the Premio di Cultura âOreste Giordanoâ, aimed to enhance outstanding personalities from the artistic, cultural, scientific and journalistic fields.

