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Su “I depressi odiano l’estate. Poesie per tempi malinconici” di Daniele Cargnino | L’Altrove

Estate, cimiteriale stagione riflettente reminiscenziali passioni, che sono accompagnate nell’al di là dai neniosi canti delle cicale simboleggianti le lacrime degli errabondi spiriti imprigionati nello Stige, come avviene nell’estate decantata nella raccolta I depressi odiano l’estate. Poesie per tempi malinconici del videomaker, sceneggiatore cinematografico, bassista punk, dj e poeta Daniele Cargnino (Torino, 1987).

Estate dai toni pavesiani, la sua, che imprigiona lo spirito-poeta nell’ardente Stige dantesco obbligando i suoi scheletrici occhi nel rimembrare la donna amata nella terrena esistenza, come una dantesca creatura dall’elisiaca voce e dal burrascoso sguardo cadaverico, ma in particolar modo dalle errabonde lacrime imprigionate e inabissate in affogate oceanicità. Oi8, quella tristemente ricordata dall’amato poeta torinese, come le donna vampiro dannunziana mutante i suoi intimi affetti in ombre profumate da brumose salsedini e abbagliate da ignudi singhiozzi ansimanti come violini accarezzati dal vento invernale. Donna vampiro, con sanguigne lacrime crocifiggenti e partorienti candide gioie immerse in accecanti interiorità elisiacamente oscure, ovvero arcani e mistici ansimi rappresentanti l’amata, come un’angelica visione prima della mutazione in vampiro. Creatura demoniaca questa, adulata e contemplata dall’amato spirito-poeta, poiché incapace di emarginarsi dalle false e plastiche emotività in quanto partorienti famelici sguardi, putride ancestralità e mortali chimicità alle quali sottomettersi con gioia, amore, passione e depravata carnalità, ma in particolar modo donna vampiro che ha mutato l’amato nella terrena esistenza in una frivola ombra imprigionata in ingenue, malinconiche, timorose, lacrimanti e chimeriche carnalità lacerate, ferite, arse e crepate come schegge di vetri frantumate in mille pezzi. Donna vampiro in poche parole, quella rimembrata da Daniele Cargnino, che ben rispecchia la donna pavesiana della raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, ovvero un’angelica e demonica creatura dagli sguardi laceranti le brume più oscure, dagli aneliti intimamente oceanici e dalle parole melodicamente silenziose partorienti candidi visi, labbra freneticamente drogate, carnalità selvagge e cimiteriali quotidianità soffocanti purpurei, cristallini e accecanti mattini in arcani spaventi satanicamente impronunciabili.

Nella raccolta di Daniele Cargnino lo spirito-poeta incarcerato nello Stige rimembra la sua esistenza come un Universo animato da avidi e incurabili dolori che lo hanno condotto ai margini socio-esistenziali, ovvero gli hanno fatto consumare carezze, verginità e nostalgie emotivamente, intimamente e amicalmente vacue di qualsiasi caloroso affetto. Vacui affetti questi mutanti lo spirito-poeta nei personaggi pavesiani raccolti in La bella estate, ovvero creature carnalmente condannate alla confusionaria senilità e spiritualmente svuotate in brumose puerilità, in quanto destinate all’emarginanti dipartite sociali imprigionanti le terrene emozioni e le calorose affettività amicali. Creatura più nel dettaglio, lo spirito-poeta, come una blasfema carnalità dalle tombali nostalgie decomposte mutate in emarginate, tristi, depresse e arrugginite ombre precipitanti in lunari dirupi che partoriscono, educano e crocifiggono amori ormai irriconoscibili per lo spirito-poeta. Esistenza in poche parole, quella vissuta dallo spirito-poeta, in cui ha consumato umidi e scheggiati innamoramenti dalle cristalline melodie emotive, dagli accecati sguardi psico-sociali e dalle lacrimanti parole naufragate, ma in particolar modo come un’insignificante foto incolore imprigionante invivibili e intoccabili emozioni terrene.

A cura di Stefano Bardi.

L’AUTORE

Daniele Cargnino

Daniele Cargnino è nato a Torino nel 1987. È videomaker, sceneggiatore, bassista, disc jockey e poeta. Nel 2018 ha pubblicato per Ensemble la raccolta La sposa nella pioggia e nel 2019 sempre per Ensemble la raccolta Blu oltremare.

La foto del poeta è pubblicata con il tacito consenso del poeta medesimo.

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