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Recensione: “Guerra” di Daniele Mattei | L’Altrove

L’opera Guerra di Daniele Mattei (El Doctor Sax Edizioni, 2018) è un efferato conflitto cosciente fra gli opposti desideri di un acceso passato capace di resistere all’inevitabile dissolvenza e l’inarrestabile decadenza della dimenticanza.

L’analisi poetica è incessante, sanguigna, viscerale e accompagna le spietate ed irriverenti crudeltà umane nell’intreccio tortuoso e cinico di chi guarda oltre l’incontrollata follia del cuore. L’evocazione di ogni corrispondenza è un seduttivo recupero del tempo autobiografico che si tinge di un colore acceso, frenetico e chimerico in un infinito vagabondaggio emotivo.
L’autore compone a motivi d’ispirazione indulgenti speranze ed evanescenti sogni, l’estensione irresistibile di fughe calcolate e di imprevedibili ritorni, l’autenticità di tormentati ed irrequieti indugi sentimentali. Il respiro di ogni verso è una malinconia senza repliche in ogni inclinare spazio – temporale, nella suggestione dei ricordi e nella percezione dell’attimo che li distrugge. Il poeta conosce la caducità che divora gli individui nella consapevolezza intransigente della propria limitatezza e con potente e accanita determinazione crea uno stile inflessibile ed incessante, alieno da ogni forma di perbenismo e immerso in un vortice disarmante e disingannante in ogni capacità espressiva.
L’autore possiede l’arte dell’osservazione di una visione del mondo, giudicato senza riscatto se non con la difesa della nostalgia e saccheggia con l’arma della poesia l’inconsistenza intellettuale ed esistenziale. Una furiosa e lacerante attesa di un altrove, una corsa cieca in un cammino di sfuggente purezza alimentano la scrittura martellante.
Ogni composizione poetica e narrativa è imbevuta nel grottesco anacronismo in cui vivono e si ammalano i personaggi descritti e vissuti.

Nella lotta durissima per la sopravvivenza Daniele Mattei si guarda sempre indietro e un denso, doloroso trasferimento emotivo incombe nella desolazione abitata dalle sue sensazioni e persegue un sentire che vive sempre di un estremo tentativo di assecondare il tempo degli affetti. Daniele Mattei accoglie il caos e ne fa modo espressivo, inabissa l’alleanza tra vita e morte, ogni vibrazione di malattia dell’anima, combatte contro le metafore inestinguibili della commedia umana. A tutti, prima o dopo, fa tradimento la vita e le assenze che non trovano chiarimento lasciano nel mestiere di scrivere l’innocenza di ogni mancanza.

A cura di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”
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