Poeti contemporanei viventi

Poesie scelte di Sujata Bhatt | L’Altrove

Anche l’acqua scarseggia

I

Anche l’acqua scarseggia
E c’è una bambina
Che regge una brocca nera sulla testa,
Vende acqua alla stazione.
Riempita d’acqua la sua tazza d’ottone
Me la porge sollevando le braccia al finestrino,
Su su fino a me che mi sporgo dal treno.
Ma non riesco a pensare a lei in inglese.

II

Mi chiedi che cosa intendo dire
Quando affermo che ho perso la mia lingua.
Ti chiedo, che cosa faresti
Se avessi due lingue in bocca
E perdessi la prima, la lingua madre,
E non riuscissi a sapere davvero la seconda,
Quella straniera.
Non potresti usarle insieme
Anche se quando pensi finisce che fai così.
Se poi ti capitasse di stare in un paese
Dove si parla un’altra lingua ancora,
La tua lingua madre marcirebbe,
Marcirebbe e ti morirebbe in bocca.


Un’altra storia

Il grande Pan non è morto;
è solo emigrato
in India.
Qui gli dèi girano indisturbati,
travestiti da serpenti o da scimmie;
ed è peccato
trattare male un libro.
È peccato spingere un libro da una parte
con il piede,
è peccato sbatterlo forte
contro un tavolo,
è peccato buttarne uno sbadatamente
dall’altra parte della stanza.
Devi imparare a girare le pagine con garbo,
senza disturbare Sarasvati,
senza offendere l’albero
dal cui legno è stata fatta la carta.


Quella che va via

Ci sono sempre, in ciascuno di noi,
queste due persone: quella che resta,
e quella che se ne va.
Eleanor Wilner
Ma io sono quella
che va via, sempre
la prima volta fu la più –
fu la più
silenziosa.

Non parlai,
né risposi
a coloro che immobili mi salutavano
con il lieve fruscio
dei sari mossi dal vento.

Io sono quella
che va via sempre.
Talvolta mi chiedono se
sto cercando un posto
in cui l’anima smetterà
di vagare.
Un posto in cui fermarmi
senza più desiderio di partire.

Chissà.

La gioia è forse
potere sempre partire.

Eppure non ho mai lasciato la mia casa.
Me la sono portata via
con me – qui, nell’oscurità
del mio essere. Se tornassi indietro,
non troverei
in nessun luogo quella prima casa,
là fuori
in quella terra-madre.

Non ci permisero
di prendere molto
ma riuscii a nascondere
la mia casa dietro al cuore.

Guarda la spiaggia vuota
ora al crepuscolo – non c’è sole
a indorare le onde,
non c’è luna ad avvolgerle
in riflessi d’argento –
guarda
l’oscurità che si insinua
quando il mare è senza maschera
non è più così bello.

Ora il vento cessa
di soffiare a vuoto –
mentre la terra chiama
la casa chiama
torna, torna –
sono quella
che va via, sempre.
Perché devo –
con la mia casa intatta
che sempre cambia
così che le finestre non si intonano
più con le porte – i colori
si scontrano in giardino –
e l’oceano abita in camera da letto.

Sono quella
che va via, sempre
via con la sua casa
che può solo restarmi dentro
il sangue – la mia casa
che non trova posto
in nessuna geografia.


Femminilità

Ho pensato a lungo a quella ragazza
che raccoglieva sterco di vacca in un’ampia cesta rotonda
lungo la strada principale che passava da casa nostra
e dal tempio Radhavallabh a Maninagar.
Ho pensato a lungo al modo in cui lei
muoveva le mani e i fianchi
e all’odore di sterco e di polvere di strada e di gigli di canna umidi,
l’odore di fiato di scimmia e di abiti appena lavati
e la polvere dalle ali dei corvi che ha un odore diverso
ed ancora l’odore di sterco mentre la ragazza lo raccoglie
tutti questi odori che mi circondavano separatamente
e simultaneamente. L’ho pensata a lungo,
ma non volevo usarla per una metafora,
per una bella immagine, ma soprattutto non volevo
dimenticarla o spiegare a chiunque la grandezza
e la forza che rilucevano dai suoi zigomi
ogni volta che trovava un mucchio di sterco
particolarmente promettente.


Il pavone

Il suo forte richiamo stridulo
sembra arrivare dal nulla.
Poi, un lampo di turchese
nel fico sacro.

Il collo snello inarcato lontano da te
mentre discende,
e mentre sfreccia via, uno scorcio
della punta della coda.

Mi dicevano che devi stare seduta in veranda
a leggere un libro,
se possibile uno dei tuoi preferiti
con grande concentrazione.
L’istante in cui inizi a vivere dentro al libro
ti cadrà sopra un’ombra blu.
Il vento cambierà direzione,
il ronzio fisso delle api
nei cespugli vicini
cesserà.
Il gatto si sveglierà e si allungherà.
Qualcosa ha spezzato la tua attenzione;
e se alzi lo sguardo in tempo
potresti vedere il pavone
girarsi mentre si raccoglie nella coda
per chiudere quegli occhi scuri brillanti,
viola con frange di ambra dorata.
È la coda che deve battere le ciglia
per occhi che stanno sempre aperti.

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