Non era previsto che sopravvivessimo

Non era previsto che sopravivessimo: Elia Eudocia | L’Altrove

Elia Eudocia Augusta (in greco: Αιλία Ευδοκία Αυγούστα), chiamata anche Santa Eudocia, fu una poeta, letterata e soprattutto l’imperatrice romana d’Oriente, sposata l’imperatore Teodosio II , una figura storica greca di spicco nella comprensione dell’ascesa del cristianesimo durante l’inizio dell’Impero bizantino.

Elia Eudocia nacque intorno al 400 ad Atene da una famiglia di origine greca. Suo padre, un filosofo greco di nome Leonzio, insegnava retorica all’Accademia di Atene, dove persone provenienti da tutto il Mediterraneo venivano a insegnare o imparare. Il nome di battesimo di Eudocia era Atenaide, scelto dai suoi genitori in onore della protettrice della città, la dea pagana Pallade Atena. Il padre era ricco e possedeva una magnifica casa sull’acropoli con un ampio cortile nel quale la giovane Atena giocava spesso da bambina.

Quando Atenaide ebbe 12 anni, la madre morì e lei divenne il conforto di suo padre, assumendosi le responsabilità delle faccende domestiche, allevando i suoi fratelli e prendendosi cura di lui. In cambio delle sue attività domestiche, suo padre dedicava del tempo a darle una formazione approfondita in retorica, letteratura e filosofia. Le insegnò la virtù socratica della conoscenza della moderazione e le predisse un grande destino. La giovane imparò in questo modo la poesia di Omero, di Pindaro, la storia della città e la sua arte. Si evince da qui il forte ascendente che il padre ebbe su di lei, preparandole il suo destino e influenzando la sua opera letteraria.

Quando suo padre morì nel 420, Atenaide ne fu devastata. Nel suo testamento l’uomo lasciò tutti i suoi beni ai fratelli di lei e solo 100 monete furono riservate alla ragazza, dicendo che sarebbe stato sufficiente per lei e il suo destino, poiché in fururo sarebbe diventata la più grande di ogni donna. Poco dopo la morte del padre, all’età di 20 anni, Atenaide andò a vivere con la zia, che le consigliò di andare a Costantinopoli e “chiedere giustizia all’imperatore”, fiduciosa che avrebbe ricevuto la sua giusta parte delle ricchezze di suo padre.

La leggenda narra che quando Teodosio (nato nel 401) aveva 20 anni, voleva sposarsi. Parlò con la sorella Pulcheria , che cominciò a cercare una fanciulla adatta al fratello, che fosse di “sangue patrizio o imperiale”. Anche il suo amico d’infanzia di lunga data, Paolino, aiutò Teodosio nella sua ricerca. La ricerca dell’imperatore iniziò nello stesso momento in cui Atenaide arrivò a Costantinopoli. Pulcheria aveva sentito parlare di questa giovane donna, che aveva solo 100 monete a suo nome, e quando la incontrò rimase “stupita dalla sua bellezza, dall’intelligenza e raffinatezza con cui presentò la sua lamentela”. Le zie di Atenaide assicurarono a Pulcheria che ella era vergine e ben istruita. Pulcheria riferì al fratello di aver “trovato una fanciulla, una fanciulla greca, molto bella, pura e graziosa, eloquente e anche figlia di un filosofo”, e il giovane Teodosio, pieno di desiderio, se ne innamorò immediatamente.

Atenaide, che era stata allevata come pagana, dopo il suo matrimonio con Teodosio II si convertì al cristianesimo e fu ribattezzata Eudocia. L’imperatrice viveva in un mondo in cui il paganesimo greco e il cristianesimo coesistevano insieme alla persecuzione sia dei pagani che dei cristiani non ortodossi.

La poesia di Eudocia

Sebbene il lavoro di Eudocia sia stato per lo più ignorato dagli studiosi moderni, la sua poesia e la sua opera letteraria sono ottimi esempi di come la sua fede cristiana e la sua eredità e educazione greca fossero intrecciate, esemplificando un’eredità che l’Impero Romano lasciò nel mondo cristiano.

Subito dopo la sua ascesa come imperatrice, Eudocia scrisse un poema in esametri elogiando la prestazione romana nelle guerre persiane del 421–22. L’opera è ormai perduta. Anche se Eudocia avrebbe potuto scrivere molto dopo aver lasciato la corte, solo alcune delle sue opere sono sopravvissute. La poeta imperatrice scriveva proprio in quel genere di verso, l’esametro appunto, che è quello della poesia epica, ma su temi cristiani. Scrisse anche una poesia intitolata Il martirio di San Cipriano in tre libri, di cui sono sopravvissuti 900 versi, e un’iscrizione di una poesia sui bagni di Hamat Gader. Il suo pezzo letterario più studiato è il suo cento omerico, che è stato analizzato recentemente da alcuni studiosi moderni. Eudocia purtroppo è una poeta poco studiata e trascurata per mancanza di testo completo e autorevole.

Il Martirio di San Cipriano

Ci sono tre libri (o volumi) di questo poema epico che racconta la storia di come Justa, la vergine cristiana, sconfisse il mago Cipriano attraverso la sua fede in Dio. Cipriano era stato assunto da Aglaida per costringere Justa ad amarlo. Il poema termina con la conversione di Cipriano, la sua rapida ascesa al rango di vescovo e di Justa che diventa diaconessa con il nuovo nome di Giustina. In seguito divenne nota come Giustina di Antiochia. Questa storia è del tutto una finzione, anche vi troviamo diversi parallelismi tra il personaggio di Eudocia e Justa: entrambe si convertirono al cristianesimo e cambiarono i loro nomi dopo essere salite al potere. Sebbene parte del testo sia andato perduto, quello che ne è rimasto è stato parafrasato da Fozio.

La poesia di Hamat Gader

La poesia iscritta sui bagni di Hamat Gader era molto breve e può essere inclusa qui, a testimonianza del suo stile di scrittura in esametri. La poesia era incisa in modo che i visitatori potessero leggerla mentre entravano in piscina.

Sopra il poema è posto il verso “dell’imperatrice Eudocia” fiancheggiato da due croci. Questa riga del titolo è stata aggiunta dopo l’incisione dell’iscrizione principale, lasciando spazio a qualche dubbio sul fatto che il poema fosse effettivamente scritto da Eudocia. Dopo aver elogiato le sue qualità e quelle delle sue numerose sorgenti (“il mille volte rigonfiamento”), il poema enumera il “quattro volte quattro”, quindi sedici diverse parti del complesso termale, quattordici delle quali portano un nome; questi nomi includono Hygieia (la dea pagana della salute), tutta una serie di nomi personali pagani, “Santo Elia” che si riferisce al profeta, e due si riferiscono ai cristiani: una monaca e un patriarca.

I Centoni omerici

I centoni omerici composti da Eudocia sono i suoi poemi più popolari, nonché quelli più analizzati dagli studiosi moderni, per il fatto che Omero era una scelta popolare su cui scrivere un centone. I centoni di Eudocia sono i centoni omerici più lunghi ritrovati e giunti a noi e sono costituiti da 2.344 versi. Questi sono una chiara rappresentazione di chi fosse Eudocia e di ciò in cui credeva: un poema epico che combina il suo background educativo classico ateniese, ma aggiunge storie dal libro della Genesi e storie del Nuovo Testamento sulla vita di Gesù Cristo. La parte più estesa sopravvissuta dell’opera di Eudocia comprende 2354 versi su Adamo ed Eva, basati su un poema incompleto di un uomo di nome Patricius.

Mark Usher ha analizzato questa poesia come un modo per capire perché Eudocia avesse scelto di utilizzare proprio lo stile del verso omerico come mezzo per esprimere le sue interpretazioni bibliche. Secondo lo stidioso, Eudocia aveva bisogno di trasmettere l’esperienza umana relativa alla Bibbia utilizzando temi dell’Iliade e dell’Odissea perché contenevano tutto ciò di cui Eudocia aveva bisogno per raccontare la storia del Vangelo. Ogni volta e ovunque Eudocia sentiva il bisogno di esprimere grandezza, dolore, veridicità, inganno, bellezza, sofferenza, lutto, riconoscimento, comprensione, paura o stupore, c’era un verso o un passaggio omerico adatto pronto nella sua memoria per essere ricordato e riadattato al racconto cristiano. La poesia omerica di Eudocia è essenziale per comprenderla come donna cristiana nell’Impero Romano d’Oriente e per comprendere il suo ruolo di imperatrice. La sua preparazione culturale ed educativa classico è chiaramente visibile nella sua poesia, la quale cattura il suo talento letterario, come esemplificato dal suo potenziale uso degli acrostici. La poeta imperatrice ha voluto collegare il suo amore di fondo per lo studio della letteratura greca classica alle sue convinzioni cristiane. Un connubio di grande valore, eccezionale.

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