Poesie ritrovate

Poesie ritrovate: Mary Oliver | L’Altrove

Con le sue composizioni sensibili, Mary Oliver si trasformò in una delle poetesse più amate della sua generazione.

Fu una poeta che scrisse moltissimo, fu anche saggista e il New York Times la descrisse come “la poetessa di questo paese che ha venduto di più”. Ed oltre alle sue raccolte, nel 2006 venne pubblicato At Blackwater Pond: Mary Oliver Reads Mary Oliver, un audio cd. Ciò le consentì di raggiungere un pubblico ben più numeroso. L’avvento dei social, dei reading aumentò questa sua popolarità e questo la divertiva. Wild Geese e The Summer Day sono l’equivalente poetico di una ballata rock da arena.

Oliver morì all’età di ottantatré anni, nella sua casa, a Hobe Sound, in Florida. Ma trascorae la maggior parte della sua vita nella città di Provincetown, nel Massachusetts, con la sua compagna di lunga data, la fotografa Molly Malone Cook.

La popolarità non cambiò il suo modo di stare al mondo. Visse una vita profondamente semplice: quasi ogni giorno faceva lunghe passeggiate nei boschi e lungo la costa, alla ricerca sia di vegetazione che di materiale poetico. Teneva gli occhi aperti, sempre, per gli animali, a cui pensava con grande intensità e intimità, e che spesso compaiono nel suo lavoro non tanto come specie separate ma come anime affini. Come in Giorno d’estate:

Chi ha fatto il mondo?
Chi ha fatto il cigno e l’orso bruno?
Chi ha fatto la cavalletta?
Questa cavalletta, intendo, quella che è saltata fuori
dall’erba,
che sta mangiandomi lo zucchero in mano,
che muove le mandibole avanti e indietro invece che in su e in giù
e si guarda attorno con i suoi occhi enormi e complicati.
Ora solleva le zampine chiare e si pulisce il muso, con cura.
Ora apre le ali di scatto e vola via.
Non so esattamente che cosa sia una preghiera;
so prestare attenzione, so cadere nell’erba,
inginocchiarmi nell’erba,
so starmene beatamente in ozio, so andare a zonzo nei prati,
è quel che oggi ho fatto tutto il giorno.
Dimmi, che altro avrei dovuto fare?
Non è vero che tutto muore prima o poi, fin troppo presto?
Dimmi, che cosa pensi di fare
della tua unica vita, selvaggia e preziosa?

Con la sua costante e scintillante riverenza per la flora e la fauna, Mary Oliver si trasformò in una delle poetesse più amate della sua generazione. Fu vicina alla tradizione romantica di Wordsworth e Keats, ma anche a quella solitudine che contraddistinse i versi di Thoreau o di Whitman. Ma le sue non erano poesie sull’isolamento, ma chiedevano uno sullo spingersi oltre il proprio senso di solitudine emotiva. Tutto nei versi di Oliver è interconnesso, l’affinità che provava per il regno animale era qualcosa di più di una banale idea di “unità”; si trattava del mutuo riconoscimento della gioia o del dolore.

Come in The Fish:

Now the sea
is in me: I am the fish, the fish
glitters in me; we are
risen, tangled together, certain to fall
back to the sea. Out of pain

Qualunque cosa provasse il pesce al momento della sua morte, l’avrebbe provata anche lei.

Per più di cinquant’anni la Oliver diede voce al processo di affrontare i propri luoghi oscuri, di scrutarli a fondo. E, solo quando guardò lì, trovò il perdono. Scoprì che le era permesso amare il mondo.

Istruzioni per vivere una vita:

Fai attenzione.
Stupisciti.
Parlane.


L’utilità della sofferenza

(Mentre dormivo ho sognato questi versi)
Una persona che amavo mi ha dato una volta
una scatola piena di buio.

Ci sono voluti anni perché capissi
che anche quello era un dono.


Da Quando la morte viene

[…] Quando sarà finita, non voglio chiedermi
se ho fatto della mia vita qualcosa di particolare e di vero.
Non voglio trovarmi a sospirare, e spaventata,
e piena di recriminazioni.
Non voglio finire avendo semplicemente visitato questo mondo.

(Traduzione di Maria G. Di Rienzo)

L’opera della Oliver fu comunque molto criticata, anche aspramente, da quei critici che definirono i suoi versi troppo semplici. Eppure l’affetto e la stima del pubblico non le mancò mai, così come la vittoria di numerosi premi, tra i quali il Lannan Literary Award per la poesia nel 1998, il National Book Award for Poetry nel 1992 per la sua raccolta New and Selected Poems, il Premio Pulitzer per la poesia nel 1984 per la raccolta American Primitive, il Guggenheim Foundation Fellowship nel 1980, e il Shelley Memorial Award nel 1969-70) della “Poetry Society of America”. Ovviamente lei non aveva alcun controllo né sull’accoglienza né sulla critica ai suoi versi. Voleva solo che le sue poesie trovassero lettori, che rimanessero e creassero una nuova coscienza individuale e collettiva.

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