Poeti contemporanei viventi

Poesie scelte di Giuseppe Conte | L’Altrove

UN GRIDO, UN GRUMO, UN TAGLIO

Un grido, un grumo, un taglio
una folata, un’aurora
l’acqua che sogna la luna
il seme che sogna il grembo
voragine senza fondo
vertigine senza tempo
è tale la parola
che cerco per te, mia vita,
un grido, un grumo, un taglio
quando pensando deraglio
nel fervore della luce,
nella musica di cristallo
delle origini.
Così, senza limiti


MAY BE

Una domenica pomeriggio, Herlinde
mi ha telefonato dopo più di un anno
di silenzio, e mi ha chiesto: «Are you
in love?». Potevo risponderle
che sono continuamente innamorato,
che adoro sempre, che sono
fedele alla dea di Pafos, ad Eros.
Ma lei, che cosa voleva sapere?
Perché mi aveva chiesto così?
Ho esitato, ho esitato. Poi
ho dato a lei che non la meritava
la risposta più stupida: «May be».


NON DIMENTICARE IL PIACERE

Mio corpo non dimenticare il piacere
che hai preso giorno dopo giorno
la delicata lussuria, il tremore
dei fianchi e delle ginocchia
gli occhi perduti sotto le palpebre
l’aprirsi tiepido di una bocca
la saliva il seme il sudore
insieme, col loro odore
inconfondibile, ed acre e squisito.
Le parole turpi e dolcissime
ripetute in amore all’infinito.
Noi detestiamo gli ipocriti
è vero, mio corpo? lo sappiamo
che il piacere è inutile, vano.
Eppure ancora ne vogliamo.


DEI BACI E DEL BACIARSI

Dei baci e del baciarsi l’annegante
dolcezza, il tepore mucillaginoso
il fermentare che fa l’indomani
dolere la gola e spuntare foruncoli
quante volte, corpo, abbiamo provato.
Dei baci e del baciarsi l’irradiante
piacere, la frecciante volontà
di sovrapporsi, mescolarsi, intridersi
l’uno dell’altra, scivolando e tenera-
mente colpendosi, assurdi, regrediti
a questa adolescenza immedicabile
perduti, paritetici nel suo mistero
quante volte, mio corpo, abbiamo provato,
quante contare non potremmo, è vero, è
vero?


ALLE ORIGINI

Riaverti così, sentire
in me che tu sei simile
al vento e agli anemoni.
Alle origini. Riaverti
dopo il tempo dell’abbandono
dopo gli oltraggi e l’odio
senza pentimenti, senza perdono.
Sono stato lontano da te
per anni come uno che
vuole essere solo, più
solo di un muro diroccato
più immobile di un sasso
che non lambisce il mare.
Poi abbiamo incominciato a viaggiare.
Dove ci siamo incontrati,
anima? In che piazza di
città, in che prato,
in riva a che torrente?
E ora sei qui, da sempre
simile al vento, ai fiori, ai vulcani.
Alle origini.

Da Poesie (1983-2015), Mondadori

Foto di Dino Ignani.

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