Estratti ed Inediti

Estratto da “Lieta sciagura” di Flavia Cidonio | L’Altrove

Le ombre

Giungi inaspettata
questa sera
come la finestra socchiusa
che si spalanca
per puro caso
durante un lungo sonno.
Fra le labbra un giglio
di promesse,
hai su te stessa
la corona di
tutta l’estasi
del nostro breve contatto
– eppure ti vedo,
eppure non ti riconosco,
eppure mi sei già prossima –
già solo due mani
che si incontrano
dietro la mia nuca.


Distanza

Tu sei lì, coperta di pensieri fra le nuvole di avorio
perché sai tessere bagliore come fosse vento
e l’acqua che cade dal cielo e ogni cosa che esiste
sembra nata per rispondere a un tuo sguardo di sete
che sa mutare in sorgente.

Ti immagino più felice di quanto tu non sia
più distante, più familiare
e fa male, più di quanto credi
perché mi immagino già di sale fra le tue mani,
ferme e potenti
le sento brandirmi le caviglie come fossi intervalli di luce
nel buio anch’io
e non carne racchiusa in un guanto.


Supplica

Dileguati,
prima che ti raggiunga
prima che comprima
ogni scrupolo
di saggezza stinta
prima che possa mescolarlo
alla gioia impensata
dell’incontro
coi tuoi occhi
per ricavarnerespiri nuovi.


Cantilena

Non c’è verso che impari, no
mormora dritta,
non c’è verso me ne stia quieta,
visibile e riconoscibile
così come chi sa d’esserlo,
ciondolante
come un pino
che le radici ha nascoste.
Non c’è verso
che sia abbastanza soddisfatta
da attendere un seme che germoglia
o una promessa già marcia
da cui ricavare sensi
perché i soli frutti che conosco
sono quelli che ho piantato
io stessa
anche solo fra i pensieri
tutti quelli
che mi attraversano
come arterie
senza essere ricchi di sangue,
ma sono pochi, sono sempre
troppi pochi.

Ho la testa dura, ricevuta in dono
da radici di teste insospettabilmente
dure nello stesso punto
– le peggiori! –
di chi sa conoscere
un limite contingente
e proprio per questo
non se ne cura,
e proprio per questo
vi mostra rispetto
il mio è solo un piccolo disprezzo
generoso, in fondo
per ogni distanza

fra me e quel che amo,
fra me e quel che piango.


Tracce

Ciò che hai sfiorato
di me
raccoglie tracce inviolate
di un tuo passaggio,
i luoghi angusti
di bambine silenziose,
le ginocchia,
le ciocche di capelli fra le labbra
tutta la marmaglia
di belle speranze
e voglie
che hai consegnato
senza mittente
a un domani qualsiasi,
le braccia che si saldano
l’un l’altra come fosse
solo capitato.
Forse fu colpa
delle veglie a notte fonda,
ognuna nei propri spazi
e nelle proprie storie,
lontane, sconosciute
eppure già
incolumi.

L’AUTRICE

Flavia-Cidonio

Flavia Cidonio è nata nel 1992. È autrice dello spettacolo teatrale Finché tempo non ci separi (Teatro Ivelise di Roma, 2019), di un adattamento de Le notti bianche (Teatro dei Sassi di Montecelio, 2016) e L’amore è un cane che viene dall’inferno – Performance teatrale liberamente ispirata all’opera di Charles Bukowski, entrambi con la regia di E. Carboni. Ha partecipato all’antologia di racconti Confondendo memoria e desiderio ispirati a La terra desolata di T.S. Eliot, Robin edizioni. Autrice della silloge Antimonio, (Gattomerlino edizioni, 2019) e Lieta sciagura (Nulla Die edizioni, 2021).

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