Estratti ed Inediti

Anteprima editoriale: “Cuori a Kabul” | L’Altrove

Uscirà il 26 ottobre, per Graphe.it Edizioni, la raccolta di poesie Cuori a Kabul. Poesie per l’Afghanistan. Si tratta di un’antologia che raccoglie i testi scritti da alcuni autori italiani, i quali hanno avvertito il bisogno di scrivere sulla situazione afgana.

Un libro in cui i versi incontrano la bruttezza della guerra, dello sterminio, della negazione. Un libro che dà modo di pensare, riflettere su quanto questi ultimi anni siabo precari e permeati dalla cattività. Ci pensano quindi i poeti presenti in questa raccolta a dare voce al popolo afgano.

Davanti a quella che è una delle più grandi questioni irrisolte dal punto di vista politico e istituzionale, alla criticità degli eventi, al silenzio mondiale, la parola poetica a raccontare, “da fuori”, l’angoscia, il terrore, a condannare la persecuzione, la guerra, a dare un segno di vicinanza, un modo per dimostrare che la poesia crea legami, un esempio di amore.

Il progetto è curato da Pietro Fratta, Ideatore del laboratorio poetico di www.ScriverePoesia.it, autore di alcuni romanzi e un paio di raccolte di poesie.

“La poesia è ancora capace di pronunciare parole di pace?” Chiede all’inizio della sua introduzione. Poi scrive: “La poesia allora emerge dal silenzio con la speranza di comporre parte di quel piccolo mattoncino; lo fa sollevando una voce corale che racconta lo sdegno, la paura, la speranza, la compassione – al di là di ogni informazione frammentata che i media propinano per trenta secondi, il tempo massimo di un servizio televisivo; la poesia si avvicina col nostro cuore al cuore della gente in Afghanistan: le donne, gli uomini, i bambini. I versi poetici amplificano la percezione delle cose, più fortemente di Internet, con l’emozione modulata da dense riflessioni e da un ritmo che detiene la forza speciale di sensibilizzare il lettore, appellandosi ai suoi pensieri. Con la poesia cerchiamo di intravedere il prossimo, parlandogli, alzandogli il velo che copre uno sguardo pieno di vita e alla ricerca della libertà. Si spera che questa Antologia – che pone anche una doverosa attenzione agli artisti emergenti – catturi l’attenzione di ogni lettore che trova inaccettabile la violenza contro la civiltà. E renda partecipi alla voce corale di questi versi che urlano Mai più.
Questa raccolta è dedicata al popolo afghano.
A Gino Strada, fondatore di EMERGENCY.
A Cecilia Sala, giovanissima e coraggiosissima giornalista de Il Foglio, corrispondente dall’Afghanistan.
Ed è infine dedicata alla piccola Ghazal, la prima bambina nata in Italia figlia di una cittadina afghana fuggita da Kabul. Ghazal, in italiano, significa Poesia.”

I poeti presenti sono: Stefano Bidetti, Gisella Blanco, Emanuela Botti, Isabella Braggion, Fabrizio Cavallaro, Agnese Coppola, Clarissa Costanzo, Tommaso Fiscaletti, Cettina Garigali, Simona Magagnin, Chiara Lev Mazzetti, Eleonora Molisani, Monia Moroni, Claudia Muscolino, Veronica Paladini, Mirella Parisi, Selene Pascasi, Francesca Pizzo, Miriam Maria Santucci, Emma Saponaro, Giuseppe Traina, Asia Vaudo.

Ad aprire la raccolta è Susanna Camusso, che scrive: “Se le parole, come si dice, sono cose, allora una cosa che possiamo fare è parlare. In versi, nello specifico: ai toni monocromi della guerra si possono opporre le sfumature della poesia, un mezzo universale che permette di allargare lo sguardo e la gamma delle percezioni, e aiuta a comprendere, condividere, esprimerci come umani fra umani.”

Il ricavato delle vendite del libro sarà destinato a EMERGENCY, che è presente in Afghanistan dal 1999 e ha curato più di sette milioni di persone nei suoi ospedali a Kabul, Lashkar-gah e Anabah.

Con il gentile consenso della casa editrice, pubblichiamo di seguito un estratto da Cuori a Kabul:

Rose a Kabul di Stefano Bidetti

Non c’è più la rosa nel vaso
era alta, color del ghiaccio
mio padre e mio fratello
avevano promesso di proteggerla
per me.

Non c’è più il vaso nero
era lungo come un collo d’uccello
mio padre e mio fratello
volevano difenderlo
ma solo per farmi contenta.

Non c’è più il mio sorriso
celato da una stoffa pesante
mio padre e mio fratello
dicevano che era bello
quando eravamo in casa.

Non ci sono più le canzoni di mia madre
riempivano le stanze
con la sua voce acuta
coloravano le sue giornate
e le mie pareti.

Ora sento il suo lamento
parole antiche che non comprendo
a interrompere ogni tanto
i tamburi incessanti dei colpi
monotoni e luminosi.

Sono donne, uomini, bambini,
vecchi e animali
cui togliere la vita è un gioco;
sono sogni scomparsi
dietro un velo, dietro un muro
dove la polvere tutto cancella
in pochi attimi.

Non ho capito dov’è cominciato,
dove il buio ha raggiunto il mio sole
dove tutto ha preso un altro linguaggio
un’altra anima.

Dolore o paura, cosa viene prima?
Fumo o solitudine? Morte o rassegnazione?
Cosa nasce prima nel cuore degli uomini?

Mio padre ha strappato la rosa
mio fratello ha rotto il vaso
loro hanno sovvertito il mondo
ma sono io la vergogna.

Non ci sono più rose
nel mio paese.


Chimera di Eleonora Molisani

Libri bruciati
divelti, scompaginati
fogli come foglie
trascinati via dal vento di Kunduz.

Deserto senza precipitazioni
solo quelle dei razzi
veloci saette mortali che fendono l’aria satura di respiri.

Conati d’ansia e un colpo di fucile
a battezzare il mio addio – di nuovo – alle parole.
Niente più casa e scuola, scuola e casa
si torna a inseguire chimere
tra nuvole d’oppio.

Fratelli partiti per la Jihād
portano con sé cocci di sogni infranti
non ho (più) vestiti adatti a coprire il mio volto scarno
e il corpo trema pensando
a mani aliene che penetrano sotto il burqa.
Torno indietro
passi da gigantessa
nel passato remoto.

Torno al silenzio e alla pazienza
ottusa di donna immaginaria
pensata solo nella mia fervida
mente di ragazza di Kunduz.

Meglio morire
che vivere da bestia
muta
al giogo.


Evasione di Tommaso Fiscaletti

Dalla testa traspare tutto,
non posso nasconder ciò che sarà

resta l’arrendersi.

Ne posso decidere il domani
Stringo quel che ho

fino a sanguinar le mani.
Gli occhi planano,
albergano ovunque la memoria abbia scalfito.

Sono io a disegnar me stesso

Il volo prevede fasi alterne.

Pretendendo una visione,
così abuso della luce.


23 agosto 2021
ore 13:23 di Chiara Lev Mazzetti

Tamerlano che ruba
la bellezza di Samarcanda e distrugge Balkh
spietato e fanatico
mi sembrava oggi sul notiziario


Cuore afgano di Cettina Garigalo

Addio alla terra arsa,
addio alla terra fredda,
addio alle verdi vallate,
alle montagne,
ai deserti sabbiosi
e alle fertili colline,
addio a questo paese
martoriato e senza pace.

Addio ai contadini
che arano i campi,
addio ai villaggi
di case d’argilla,
addio ai pastori,
ai coltivatori di oppio,
alle donne maltrattate,
violentate e uccise.

Addio all’odio,
al dolore e al sangue,
addio alla mia vita
che vedo allontanarsi
sotto il cielo, da un oblò.
Addio a ciò che ero,
addio a ciò che sono,
addio cuore afgano

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