Estratti ed Inediti

Estratto da “Viaggio incolume” di Tomaso Pieragnolo | L’Altrove

In forse questa vita è solo viva
– duplica lei replicando evoluzioni
d’insetti che si arricciano in occasi – o forse
nel suo mezzo è solo un nesso per farci
apprendere nel dubito a non cedere
al sisma che nel mondo si dispiega, struggendo
equilibri di vivenze disarmanti; perché
zitti stanno i pesci dentro il mare e dentro
le madri scalpitanti i figli nuovi, un albero
si crogiola al suo frutto e sapevoli uccelli
già preparano partenze, facendo
titubare la ragione. Ma in fondo
questo viaggio è per viaggiare – pratica lei
preparandosi un bagaglio – un viaggio
per udire dentro il mondo il lasso deciso
e naturale del futuro – era per questo
il mondo dato e circa puro e sopra le teste
smisurato il nostro sogno – drenaggio
al giorno dopo per vedere il primo sorriso
in buone labbra prosperare, nei passi
che si inventano una strada il moto conciso
di colei che non si arrende, caparbia
non attende che sia asciutta o crosta la piaga
medicata con intenti, per dire
nel suo plauso un luogo indenne e infine
le vite che in destrezza si concedono.


Ma prima dammi un bacio che al passato
metta fine ed un silenzio riparato, un bacio
che ci copra come un manto ma ripartito
tra i miei calcagni ed il tuo mento, metà
nel tuo nitore che ci sogna e l’altra
metà nella mia insonnia vigilante; il bacio
di un’amante che si sveglia o archetipo il bacio
di una vecchia nata in piedi, di pegno
per un gioco mai giocato o bacio caduto
da una donna al primo amore. Perché tutto
è cominciato con un bacio, con un
dagherrotipo sulla metrica inclinata
del mondo capovolto nel suo fondo e in viso
quest’auge che batteva le tue palpebre; e tra
due baci forse al nostro passo sinonimi rudi
mai associati nasceranno – perché tutto
si combacia fino al fondo, in fondo forse tutto
è scombinarsi dal consueto – e lieve
in questo tempo dirottato tu riderai
come alla prima giravolta, come alla prima
inevitabile carezza che ritornava
dalle tue labbra alle mie mani, se un altro
che era in me verrà vicino per rendere vita
a questa vita che ci è data, per dirci
che l’amore solamente è autentica e mera
dedizione a questa terra, continua
gestazione delle cose e nel mezzo
due azzardi che si rendono in un dono.


In vero cercherò la pertinenza d’amore
gentile che non cambi le intenzioni – augura lui
ricordandola bambina – coerente
come vita quando nasce o come la terra
più prestante quando è esente, la nuvola
che alta è evanescente o il grezzo colore
che propaga il firmamento, le ombre
che si dicono all’occaso le cose che restano,
i nomi che ci diamo. Dev’esserci
un futuro pertinente dovunque
gli amanti ammaestrati ad estro puro
decenti ci consegnino un riparo, ancora
una soglia o riciclabile abituro, per tutte
le allusioni conservate che destano intatte
gli stupori del pianeta; tu cerca
senza tema in questo plico l’eterno artifizio
del mio bacio senza meta, la noria
che s’inventa nella nebbia con dentro un calore
che persiste l’indomani. «Hai trovato
in questo mondo inalberato un solo cammino
che non sia solo declino? – ventila lui
alla mantide fedele – Allora insegnami…»

L’AUTORE

Tomaso Pieragnolo

Tomaso Pieragnolo è nato a Padova nel 1965 e da 30 anni vive tra Italia e Costa Rica. La casa editrice Passigli ha pubblicato il suo ultimo libro “Viaggio incolume” (novembre 2017) e nel 2010 “nuovomondo”, finalista al Premio Palmi, Metauro, Minturnae, rosa finale del Premio Marazza e vincitore del Saturo d’Argento – Città di Leporano. Fra le sue precedenti raccolte “Lettere lungo la strada” (2002, premiato al Città di Marineo e finalista al Guido Gozzano di Belgirate), “L’oceano e altri giorni” (2005, finalista ai Premi Libero de Libero, Guido Gozzano di Belgirate e Ultima Frontiera di Volterra, vincitore del Premio Minturnae Giovani). Una sua selezione di poesie scelte è stata pubblicata in spagnolo dalla Editorial de la Universidad de Costa Rica e dalla Fundación Casa de Poesía (“Poesía escogida”, 2009). La sua attività di traduttore di poesia latinoamericana si è svolta dal 2007 in collaborazione con la rivista Sagarana, nella quale ha proposto principalmente autori del Costa Rica e del Centro America, non ancora tradotti in Italia, e con alcune case editrici che hanno pubblicato le sue traduzioni di Eunice Odio (“Questo è il bosco e altre poesie”, Via del Vento 2009, Menzione Speciale Premio Camaiore per la traduzione, e “Come le rose disordinando l’aria”, Passigli 2015 in collaborazione con Rosa Gallitelli, finalista Premio Città di Morlupo e Premio Città di Trento), di Laureano Albán, (“Gli infimi crepuscoli”, Via del Vento 2010 e “Poesie imperdonabili”, Passigli 2011, finalista Premio Internazionale Camaiore, rosa finale Premio Marazza per la traduzione) e di Juan Carlos Mestre (“Non importa ormai vivere bensì la vita”, Arcipelago Itaca, marzo 2019, Menzione Speciale Premio Camaiore per la traduzione).
Ha partecipato ad alcuni Festival di poesia nazionali (Pordenonelegge, Poetry Vicenza, Fiera delle Parole di Padova, Quota Poesia di Trento, Cartacarbone di Treviso) e internazionali (Festival di Poesia di Granada in Nicaragua e Festival Internazionale di Poesia Costa Rica).

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