Riscoprire i poeti

Poesie scelte di Rocco Scotellaro | L’Altrove

Il 15 dicembre 1953 ci lasciava Rocco Scotellaro, poeta e politico italiano.

Scotellaro espresse in versi la realtà che lo circondava, quella della Basilicata e di tutto il meridione. In particolare fu vicino alla questione dei contadini. I primi componimenti giovanili, armoniosi e bucolici, ben presto lasciarono spazio a versi più duri e a composizioni a volte cupe e sferzanti. Tutta la sua opera fu strettamente collegata alla classe contadina alla quale rivendicò l’appartenenza.

Per questo motivo all’attività di poeta unì quella di sindacalista tra le file del Partito Socialista Italiano.

Gran parte degli scritti di Scotellaro furono pubblicati postumi, grazie a Primo Levi. Ciò gli fece ottenere premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Viareggio e il Premio San Pellegrino, entrambi nel 1954.

Di seguito alcune delle sue poesie più importanti.

È rimasto l’odore
della tua carne nel mio letto.
È calda così la malva
che ci teniamo ad essiccare
per i dolori dell’inverno.


Ho capito fin troppo gli anni e i giorni e le ore
gl’intrecci degli uomini, chi ride e chi urla
giura che Cristo poteva morire a vent’anni
le gru sono passate, le rondini ritorneranno.
Sole d’oro, luna piena, le nevi dell’inverno
le mattine degli uccelli a primavera
le maledizioni e le preghiere.


Noi non ci bagneremo sulle spiagge
a mietere andremo noi
e il sole ci cuocerà come la crosta del pane.
Abbiamo il collo duro, la faccia
di terra abbiamo e le braccia
di legna secca colore di mattoni.
Abbiamo i tozzi da mangiare
insaccati nelle maniche
delle giubbe ad armacollo.
Dormiamo sulle aie
attaccati alle cavezze dei muli.
Non sente la nostra carne
il moscerino che solletica
e succhia il nostro sangue.
Ognuno ha le ossa torte
non sogna di salire sulle donne
che dormono fresche nelle vesti corte.


Avevi tutti gli odori dei giardini
seppelliti nei fossi attorno le case;
tu sei, réseda selvaggia, che mi nutri
l’amore che cerco, che mi fa sperare.
E come l’onda non la puoi fermare,
non puoi chiudere la bocca ai germogli,
non serrare le persiane a questo sole,
io ti guardo e mi bevo il tuo sorriso,
amica del caso, scoperta del cuore
che deve colmare la sua sera.


Fra me e te
voglio piantare un frutteto.
Con le tue braccia intreccerò una vite
e quando la pioggia verrà
non ti lascerò sola.
Appena il sole sarà alto
ti canterò nelle vene.
Ogni sera verrò a bere
ai tuoi grappoli,
poi l’ alba verrà.

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