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Recensione: “Lo stigma” di Carlo Ragliani | L’Altrove

Lo stigma di Carlo Ragliani (Collana Rive, Italic 2019) è un’intensa e potente opera poetica che attraversa il vagabondaggio interiore con il carattere teoretico della logica e della metafisica e rinnova l’autentica solidarietà umana nel confronto etico con il mondo e con quanto lo anima.

I versi condividono la fragile condizione umana, invitano ad intraprendere la via della comprensione e del dovere morale, laddove l’indulgenza, quasi religiosa, apre le porte ad un’esigenza interiore del bene e della bellezza. Il poeta medita sulle rivelazioni intellettive e concentra l’essenza poetica nelle parole scarne ed essenziali. Pensieri intuitivi e cognitivi che ricreano le condizioni di possibilità dell’uomo, l’osservazione delle sue decisioni, la ricerca della libertà, il miracolo della coscienza.

L’autore sorprende per la sua spirituale indagine letteraria, sostenuta tra le righe di una tradizione religiosa nei confronti della vita e dei suoi avvenimenti. La sacralità della verità è la sensibilità concreta dell’uomo e una disperata riflessione che conduceverso un viaggio in noi stessi, in ogni presa di posizione della volontà umana e verso l’espiazione, alla deriva, della provvisorietà.

La poesia premia il senso estremo di ogni filosofia dimostrativa rendendo visibile all’intelligenza i simboli divini della sua proposta. Valorizza le intenzioni che portano ad agire per l’umanità, a salvaguardare l’impegno, fonte apportatrice di salvezza, a generare paganamente una divinità dell’operare che ammette la fede, assunta teologicamente come orizzonte di senso. Il richiamo naturale e vero della coscienza illumina l’assistenza e la debita osservanza laica, confortando la promessa del desiderio a non lasciare morire il soffio vitale della mente, a leggere la saggezza luogo della necessità, funzionale alla libertà intellettuale e al trascendente.
Carlo Ragliani analizza il disordine del mondo come disordine della ragione, un monito esistenziale nei confronti del caos che ci circonda e deraglia le incoerenze umane gettandole nell’inutilità. L’autore concentra con consapevolezza amara la disincantata lucidità sulla condizione umana, confermando la forza universale dell’esegesi, esercitata con il potere di una divulgazione che impone una formazione all’interpretazione critica. L’insegnamento mistico di ogni rivelazione dimostra la relazione con la forma svelata di un’ermeneutica esistenziale valutata nella sua entità assoluta.
La poesia di Carlo Ragliani è un pensiero sulla limitazione umana che disperde le considerazioni che lo stesso poeta dichiara confessando la fermezza di una fede speculativa e di ricerca. Guardando il mondo con gli occhi del cuore, disinteressatamente, nel silenzio contemplativo dell’introspezione si scopre l’importanza della beatitudine. La qualità evocativa della poesia corrisponde al mistero della parola, della meditazione contro il vuoto dell’inaffidabilità.
Ragliani disapprova con fermezza l’aspra e tagliente condanna dell’uomo, abbraccia un ideale umano nel giudizio delle risposte, avverte il bisogno di comunicare la conoscenza, affermando la capacità di utilizzare la propria esperienza sensibile nella voce dei tormenti della sua anima.

Alcuni testi scelti dal libro:

– Consensi
valuta dell’esilio
che permane per affogare
nell’afasia reciproca
nell’analfabetismo imposto
dal millesimo solco
declinando l’addio
prestabilito.


– Uno strappo
dove i passi
non conducono
all’appartenenza
la differenza tra chi rimane
è il dovere
di dissolversi
come chi
è già risolto.


– Esistenza
è servire
disperando
l’affanno di risolvere
il rimpianto d’una riparazione
debole
mentre la matrice
prende forma.


– Perpetuare
la lode
dove l’autunno torna
in uno stallo familiare
ritardando
l’adempimento
ed il non ritorno.


– Battesimo
come ragnatele
che affondano nella disgrazia
nella nostra menzogna
muoversi nella sospensione
dell’incredulità.


– Distanze
incise nei secoli
suggeriscono
l’annichilimento
nel conforto dell’ironia
ogni partenza
è identificarsi
con quanto sopravvive.


– Miseria
il processo
ablativo
è il freddo
che rimane.

A cura di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

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