Estratto da “Piccola biografia di periferie” di Linda Miante | L’Altrove
Estratto da “Piccola biografia di periferie” di Linda Miante | L’Altrove

Estratto da “Piccola biografia di periferie” di Linda Miante | L’Altrove

Con Piccola biografia di periferie (De Ferrari Editore, 2024), Linda Miante – giornalista classe 1995 – offre una voce di singolare intensità, capace di trasformare gli spazi marginali dell’esperienza urbana in territorio di rivelazione lirica. Il titolo stesso suggerisce un progetto ambizioso: non descrivere le periferie, ma biografarle, restituire loro dignità narrativa.

La raccolta si articola in tre movimenti – Sentieri liminali, Ordalia e Lux orta est iusto – che delineano un percorso di progressiva immersione nelle contraddizioni urbane. Miante opera una transustanziazione poetica del paesaggio periferico, dove «palazzi feroci e sdentati» diventano presenze animate, testimoni di una bellezza aspra e necessaria.
Il linguaggio si distingue per una densità cromatica e sensoriale che ricorda la tradizione mediterranea, trasfigurata attraverso una sensibilità contemporanea. I versi sanno essere insieme concretezza terragna e visionaria astrazione: «Metamorfosi di falene d’alzano con ali di cemento armato / nei cortili dei padri». La periferia diventa metafora dell’esistenza liminale, spazio di transizione dove l’io poetico si confronta con la propria identità frammentata.
L’operazione più significativa risiede nella capacità di restituire centralità alle marginalità, di fare della periferia non un non-luogo ma il cuore pulsante di una nuova possibilità di abitare poeticamente il mondo. Piccola biografia di periferie conferma l’emergere di una voce matura, capace di tenere insieme rigore formale e urgenza espressiva, documento e trasfigurazione.

IL SENSO DELLA PIETRA

Arancione di terra
ed ebbre colline
l’odore del gregge
veleggiava sul Maestrale
tra francobolli di casupole
dal giorno e dalla notte le più lontane.
Tarantolati culti dissipavano
dei naufraghi le lusinghe mediterranee.
Non s’era mai visto un giorno come quello.
Sentivo le preghiere delle travi
chiamare una nuova incudine,
un nuovo martello
con lacrime piegate
sul fuoco di nuovo acciaio.


ADDIO GIORNO PIÙ ANTICO

Tu nascondimi il sole,
oltre il vortice del meridiano:
sono i fianchi che bruciano la carne
e il pietrisco lungo i pendii.
Sono le porte lattiginose
che non placheranno questa arsura.
Sono un frate stilita
avvolto nelle onde magnetiche
e sono uno specchio che riflette
i raggi di un tempo immobile
e per sempre rinnovato.


IL VARIARE DELLE OMBRE DÀ FORMA AL TEMPO

Cantami Diva,
l’inaudita violenza dei tetti di lamiera
che annacquano sputi di nuvole
e degli indovini rubano gli inganni
nel tramonto arrugginito dal caldo.
Se Dio in persona spalancherà le fauci
duramente svelandosi, io lo pregherò
– piedistallo nel chiacchiericcio delle rane
e con un esercito di sterili grembi
sarò sua sciamana di cattive abitudini.


ARCHETIPO MEDITERRANEO

Decora con mani di sabbia il crepuscolo la luna,
che dal mare ci allatta coi suoi fianchi prosperosi
e dona caviglie su cui ancheggiano i templi.
Cadono calcinacci
calpestati da un superstite di salsedine vestito.
Al gharb il molo dei naufraghi,
ancorati a lacrime straniere,
di bastimenti e diffidenti bestemmie.
Tornerà a casa, il sangue versato?
Ma da che parte del mare
se non in un riad marocchino,
in un circo,
in un ventre caldo?


IN QUESTO SOLE

Il cielo è uno schiaffo nudo.
Brucia le vene il desiderio che taglia il corpo
e feconda le linee
e si arrampica sulle gole,
reale come le parole
nel segreto squarcio
dal sapore di goccia.
Corrono ancora i treni verso il profondo Nord
a picco sulle pareti,
sul mare profondo della falesia mediterranea.
Quando rintocca il petto le chiese sussultano,
goccia dopo goccia.
Il nostro tempo smuove giorni fermi,
esala sospiri,
precipita tra le gambe.
È sera,
ma tu sei luce cullata da onde di fumo.
Tintinnano le stelle polari al pascolo
e sento finalmente
il rollio della vita.


ELEVARSI

Di un’unica certezza mi rivesto,
che di questa vita porterò fortuna
e che nel mio buio ora resto.

L’AUTRICE

Linda Miante nasce a Savona nel 1995. Durante e dopo la laurea in Lettere Moderne all’Università di Genova, si dedica al giornalismo. È stata inviata di un’emittente televisiva ligure e attualmente si occupa di comunicazione istituzionale, musicale e culturale, oltre che di organizzazione di eventi. La raccolta “Piccola biografia di periferie” è la sua prima pubblicazione

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