Le poesie di Anna Lisa Vitolo si muovono con precisione chirurgica fra detriti del quotidiano e relitti dell’intimità, portando alla luce ciò che resta — e ciò che ferisce — nell’amore quando diventa esperienza incarnata, urbana, e quasi clinica. L’autrice, con una scrittura essenziale e tagliente, sembra scolpire la lingua più che scriverla: ogni verso ha il peso specifico di un gesto definitivo.
In Asfalto, il corpo si fa paesaggio d’attesa e offerta: l’immagine della donna che si stende sotto il passaggio dell’amato assume il tono crudo e poetico di una resa senza gloria, in cui la tenerezza diventa un incidente taciuto. Pizzeria è invece una scena illuminata e paradossalmente pubblica del dolore condiviso: l’amore, esposto alla vetrina del mondo, viene ridotto a voce fiscale sullo scontrino, suggerendo l’impossibilità di sottrarsi alla logica del consumo anche nei sentimenti più puri. Giugulare, infine, è forse la più feroce delle tre: il gesto d’amore e cura — misurare il battito — diventa preludio a una stretta che è simbolica e reale, dove le mani sul collo evocano una violenza silente e accettata.
Il linguaggio è scarno, controllato, eppure sempre venato da una tensione lirica che si nutre del non detto. Vitolo parla d’amore senza mai indulgere nell’elegia, preferendo i margini, le soglie, i crepuscoli relazionali in cui il dolore si annida in gesti piccoli, esatti, quotidiani. È una voce che sa trasformare l’ordinario in simbolo, e l’intimo in universale. Queste poesie non cercano consolazione: cercano verità. Anche quando fa male.
Asfalto
Per essere toccata
di nuovo da te
mi sono stesa
dove di notte passi
coi tuoi fari opachi
accompagnato,
non solo.
Ho aspettato
il tuo piede destro,
il cambio automatico.
Hai pensato
forse ho preso un cane.
Non un latrato
e ti ho lasciato andare.
Pizzeria
Il cameriere ci ha condotto
al tavolo per due,
di fianco alla vetrina,
sulla strada principale,
illuminata.
Così possono vedere i passanti
che non si vende e non si compra
questo amore.
Così possono vedere i passanti
sullo scontrino la percentuale e l’iva
del nostro scambievole dolore.
Giugulare
La prima sera
non riuscivo a parlare.
Visto che sei dottore,
ti ho chiesto:
misurami i battiti del cuore.
Hai messo due dita
sulla giugulare:
tachicardia.
Diagnosi banale.
Speravo, almeno tu,
mani al collo,
non mi avresti fatto male.
L’AUTRICE
Anna Lisa Vitolo è nata a Salerno nel 1985 e ha studiato tra Salerno, la Toscana e la Francia, letteratura, filologia, storia dell’arte. Dopo un dottorato in cultura medievale, si è occupata di valorizzazione del territorio, organizzando eventi culturali. Ha studiato biblioteconomia presso la Scuola Vaticana, è guida turistica, e ha seguito corsi professionali di scrittura creativa, oggi insegna discipline letterarie.