Estratti ed Inediti

Estratto da “Con la forza in qualcos’altro” di Alessandro Codazzo | L’Altrove

È passato qualcosa da qui
d’insperato, un fiato. Sono
in pochi a vederlo. Ha fatto
di me e te che ci sfioriamo
tutto un sentirsi nelle cose,
per un attimo. E questo
accordo di nona vibrato
dal bordo di qualche dito,
prima non c’era, fu di qualcuno.
È passato qualcosa da qui
che non abbiamo visto,
un battimani di luci, un’orchestrina
di gitani sui loro carri ubriachi,
e nel tempo di un saluto
l’attimo cambiò tutto,
ce lo si leggeva in faccia.
E fu qualcosa potersi toccare,
chiederne ancora ad un passo da lì.

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Non è rimasto più niente a casa
da rimettere al suo posto, niente come quelle
volte, la notte, che tornavamo ed era come
se qualcosa si fosse mosso e ridevamo.
Ora, tutto è nel suo girare assurdo,
nell’orario svogliato che guardiamo al muro,
o nel cucchiaio di minestra che portiamo
alla bocca, a non fare caso: lo strame di robe intorno.
Ci perdoniamo la morte
con un cuore mandato al telefono,
fatto per riconoscerci lenti
dietro le cose che abbiamo accumulato. Ci diciamo
senza dirlo che forse è meglio così.
Per arrivare alla porta scostiamo sempre
col piede un inciampo e non usciamo mai, ci sembra.
Siamo sempre stati qui.


Cos’è il passato
l’ho imparato scordando
le cose affastellate
del giorno. Fu certo un cuocersi al sole
ritto nel nulla, comprare il giornale
bianco su porta Rudiae,
e la pietra, metastasi divina
della terra che strozza l’erba.
Allora il passato lo vedi
annacquato bollire su sampietrini
stracotti di luce, e ne strappi il giusto
che serve, negli afosi bar muti,
nel cerchio d’acqua al tavolo
del bicchiere tolto che fu tuo.


Se ho ricordi il posto vive, memoria
lunga del luogo esiste se la rinfocolo.
Così la via chiusa dove sono nato
ha tenuto per me il super liquidator,
la pagella della scuola, la terra rossa:
tutto attorno, non sapevo, gridava
fallo, fallo, che t’ammazzi adesso.
Partii senza baciare un muro, o paletto
di fine via, non lasciai un po’ di sangue
sull’ultima banchina. Dove stavo io, casa mia.


So per certo: sarai sempre.
perché verrà un punto solo, domani, a non farci
toccare, come due gocce di grasso nell’aria ferma,
un punto. Non avrà nome come
un intoppo di una strada. Parti, amerai:
avrai il dolore in una mano,
se qualcosa esiste
è perché le sfuggiamo.

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L’AUTORE

Alessandro Codazzo

Alessandro Codazzo nasce a Galatina nel 1998. La passione per il jazz e la poesia lo hanno accompagnato sin dagli anni dell’adolescenza durante i quali ha avuto modo di approfondire i due diversi campi portandolo a vincere il Lcomotive Jazz festival nel 2016 ed a suonare al prestigioso festival di Paolo Fresu in giro per la Sardegna. Si diploma al liceo classico del suo paese e successivamente si iscrive alla facoltà di Lettere classiche dell’Università di Bologna dove si laurea con una tesi sulla grammatica greca. Nel dicembre 2021 la sua opera inedita Con la forza in qualcos’altro vince il concorso Le stanze del tempo indetto dalla Fondazione Claudi. La giuria era composta da Davide Rondoni, Gianfranco Lauretano, Isabella Leardini e Franca Mancinelli.

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