Estratti ed Inediti

Inediti di Luca Virtunni | L’Altrove

To die

Il tempo che manco
È come un fiocco di neve
Che scimmiotta le foglie in autunno
E cade giù dalle nuvole
Sperando di restare sul terreno
Per più tempo di un battito di ciglia.
Eppure il tempo che perdo
È niente più
Di uno schiocco di dita
Una sinfonia perduta
Un fiocco di neve
In una giornata rossa
Autunnale.
Se il vento avrà pietà
Vorrei morire d’inverno
Quando fa freddo
E sono tutti in letargo.


Heart, a mess.

Se il mio cuore fosse un oggetto
Sarebbe una spada
Smussata su entrambi i fili
Non farebbe male a nessuno.
Se il mio cuore fosse per te
Pioverebbero gocce smeraldo
Dal cielo capovolto
Per arrivare ai tuoi occhi
Come ambra liquida
Disciolti.


Kaleidoscope

A voler darti retta
Ci fu un sogno di vertiginose dimensioni
E crepitanti macchinazioni.
L’acqua scorreva verticale
Dalle tue braccia fin sopra le spalle
Per poi cadere nella tua bocca
E tornare una volta, per tutte,
Originale fluido senza sapore.
Perdevo tutta la forza
E le spire del serpente
Avvolgevano le mie gambe
Tenendo a terra tutte le ambizioni
Che nascondevo sotto le suole
Di queste due scarpe
Ridotte a miseri stracci
Ricordi di un’era passata
A voler trovare un senso ad ogni tuo passo.


Cure for a Lunatic.

Ho dormito in un prato di giada, mentre le ombre
Costruivano volti e mani lungo il mio corpo,
Come sabbia bianca che resta senza forma concreta.
Non era un dono, era la disfatta di un corpo
Che falliti i tentativi di vicinanza si stanca di cercare
Mani, visi, sguardi nei muri vuoti delle strade senza svolta.

Per tornare alla mia forma, interpellai il serpente
Governante di sussurri e vociferare di oltraggi,
Chiese la mia faccia per una forma senza tempo fisso;
Rifiutando il vorticare di ombre guardai
I suoi occhi, tagliati nel centro dalla rabbia,
Lo guardai sotterrarsi e perdere i sensi in un mare di paglia.

Ma quando la tua voce arrivò, al mio petto e ai miei nervi
Un milione di coltelli penetrarono la sabbia,
Ma ora era carne pulsante ed urlavo, urlavi il mio nome.
L’avevo dimenticato, avevo lasciato nel tempo le spoglie
Che le lettere andavano a formare nel nome che tiene,
Distanti le onde e vicine le mani.

Tu pura come erba nel vento, trovasti la pelle,
Nella quale avevo vissuto e che non riuscivo a rimettere
Trovasti i sentimenti che avevo mancato e sepolto.
Lanciasti un coltello e poi un’altro, accoltellato nel sole,
Sul prato di mare che tocca una terra e le fragili dita.


Once I built a Castle.

Ho aperto gli occhi, un giorno qualunque,
Pieno di nuvole e origami di carta,
Ho visto il mondo senza lenti
Ho visto te in uno specchio lontano.

Ho camminato, un giorno qualunque,
In una contrada senza nome,
Bussando di porta in porta
Urlavo un nome, ma non c’erano persone.

Mi son fermato, un giorno qualunque,
A guardarti da dietro un albero,
Eri seduta in un campo dorato
Muovevi le labbra e formavi castelli.

Mi son avvicinato, in un giorno qualunque,
A passo lento quasi incerto,
Ho chiamato il tuo nome, non sapendolo,
E tu girandoti chiamasti il mio.

In un prato dorato, in un giorno qualunque,
Un uomo senza lenti
Guardò
Un sogno negli occhi.

L’AUTORE

Luca Virtunni è nato nel 1992 ad Alatri, provincia di Frosinone.
Appassionato di musica e letteratura, lo lega un amore particolare ai romanzi di Haruki Murakami, scopre la poesia dopo i 20 anni e inizia a mettere per iscritto piccoli versi.
Attualemente è uno studente di Lingue, Culture, letterature e Traduzione con indirizzo Lingue Nordiche presso La Sapienza, a Roma.

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