Rosso e nero
La valle si apre al primo sole,
giorno nuovo così tanto per dire,
sono sempre in fondo le cose da fare:
la barba, le lettere, la lettura del giornale.
Uno squillo di telefono fa sobbalzare,
l’amico chiama per annunziarti un evento,
lieto o triste, e sul momento cambi umore.
D’altronde è il rouge noir quotidiano,
la fortuna a volte dà una mano,
più spesso la pallina propende per il nero,
decide la sorte, perlopiù non benigna…
Meglio non angustiarsi, non sentirsi persi,
tanto dolore c’è intorno oltre la sfortuna.
Allora ricomincia a fischiettare,
è un giorno nuovo, il sole splende,
meglio non potrebbe andare.
Dinosauro di pietra la città,
le prostitute agli angoli,
le sirene per il turno alla fabbrica,
fioche luci sulle scale.ad attendere l”alba.
In questa città sepolcrale,
non sappiamo decidere
dei giorni da giocare
sulla schedina della speranza.
Dio sovrasta, dio chiama.
Materia, evoluzione, morte.
Vita, produzione, essere.
Dovremmo incamminarci a piedi nudi,
verso la croce,
offrire il costato,
chiedere perdono al Figlio dell’Uomo.
Allora rifiutiamo: tutto è materia,
come la pietra bianca al lume della luna,
come il.cuore stretto di fronte alla miseria.
Come tanti, in lista di attesa,
nei calembours del giorno,
senza pretesa di catturare il sogno,
quando il sole si vela e poi scompare.
È soltanto un ammiccare al dopo.
In attesa come tanti e non è poco,
granello legato alla vena della terra,
all’acqua che l’impasta,
alla pietra inesausta nel suo essere passato, presente e futuro,
nel divenire delle cose,
a cogliere rose dalla vita,
la mano insanguinata al rovo,
resistendo all’agguato dell’inerzia,
perché comunque la vita sia vissuta
e abbia scopo.
Quante ore sospese a respiri affannosi,
lunga è l’attesa,
una stella non basta, a rischiararla.
Finalmente il carro avanza del sole
e vorresti entrarci,
bruciare la tua voglia di fiamma;
ma di questa vela lacerata dal vento,
di questi spasimi,
non resterà che una pagina,
timido approccio di rondine al nido.
Totem di speranza,
si sono apertii i cancelli del giorno
e tu, granchio sulla sabbia,
ti affretti a ricercare
il tuo specchio di mare.
L’AUTORE
Lucio Zaniboni è nato a Modena. Vive a Lecco. Ha insegnato in scuole di vario ordine e grado. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia.
Segnalato al Premio Internazionale Montale, ha vinto diversi premi per l’edito e l’inedito e due volte il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Collabora a giornali e riviste. Ha curato diverse Antologie comprendenti la maggior parte delle voci poetiche contemporanee, con l’ultima delle quali “La poesia del Terzo Millennio” sono state presentate due Tesi alla Facoltà di Lettere e Filosofia. È stato tradotto in francese, inglese, greco, spagnolo, portoghese, cinese e albanese.
Inserito nella Storia della Letteratura Italiana – Il Secondo Novecento 1993, e nella Letteratura e Società Italiana dal II ‘800 ai nostri giorni. Figura in vari repertori. È tra gli autori di Poeti Latini tradotti da Scrittori Italiani Contemporanei, Bompiani, 1993. È presente nella “Antologia Mundial” di Fernando Sabido Sanchez.