Tag: Vittorio Sereni

  • Le più belle poesie di Vittorio Sereni | L’Altrove

    Le più belle poesie di Vittorio Sereni | L’Altrove

    Le mani

    Queste tue mani a difesa di te:
    mi fanno sera sul viso.
    Quando lente le schiudi, là davanti
    la città è quell’arco di fuoco.
    Sul sonno futuro
    saranno persiane rigate di sole
    e avrò perso per sempre
    quel sapore di terra e di vento
    quando le riprenderai.

    Da Frontiera.


    In me il tuo ricordo

    In me il tuo ricordo è un fruscìo
    solo di velocipedi che vanno
    quietamente là dove l’altezza
    del meriggio discende
    al più fiammante vespero
    tra cancelli e case
    e sospirosi declivi
    di finestre riaperte sull’estate.
    Solo, di me, distante
    dura un lamento di treni,
    d’anime che se ne vanno.
    E là leggera te ne vai sul vento,
    ti perdi nella sera.

    Da Frontiera


    Dimitrios

    Alla tenda s’accosta
    il piccolo nemico
    Dimitrios e mi sorprende,
    d’uccello tenue strido
    sul vetro del meriggio.
    Non torce la bocca pura
    la grazia che chiede pane,
    non si vela di pianto
    lo sguardo che fame e paura
    stempera nel cielo d’infanzia.

    È già lontano,
    arguto mulinello
    che s’annulla nell’afa,
    Dimitrios, su lande avare
    appena credibile, appena
    vivo sussulto
    di me, della mia vita
    esitante sul mare.

    Da Diario d’Algeria.


    Anni dopo

    La splendida la delirante pioggia s’è quietata,
    con le rade ci bacia ultime stille.
    Ritornati all’aperto
    amore m’è accanto e amicizia.
    E quello, che fino a poco fa quasi implorava,
    dall’abbuiato portico brusìo
    romba alle spalle ora, rompe dal mio passato:
    volti non mutati saranno, risaputi,
    di vecchia aria in essi oggi rappresa.
    Anche i nostri, fra quelli, di una volta?
    Dunque ti prego non voltarti amore
    e tu resta e difendici amicizia.

    Da Gli strumenti umani.


    I versi

    Se ne scrivono ancora.
    Si pensa ad essi mentendo
    ai trepidi occhi che ti fanno gli auguri
    l’ultima sera dell’anno.
    Se ne scrivono solo in negativo
    dentro un nero di anni
    come pagando un fastidioso debito
    che era vecchio di anni.
    No, non era più felice l’esercizio.
    Ridono alcuni: tu scrivevi per l’arte.
    Nemmeno io volevo questo che volevo ben altro.
    Si fanno versi per scrollare un peso
    e passare al seguente. Ma c’è sempre
    qualche peso di troppo, non c’è mai
    alcun verso che basti
    se domani tu stesso te ne scordi.

    Da Gli strumenti umani.


    Gli squali

    Di noi che cosa fugge sul filo della corrente?
    Oh, di noi una storia che non ebbe un seguito
    stracci di luce, smorti volti, sperse
    lampàre che un attimo ravviva
    e lo sbrecciato cappello di paglia
    che questa ultima estate ci abbandona.
    Le nostre estati, lo vedi,
    memoria che ancora hai desideri:
    in te l’arco si tende dalla marina
    ma non vola la punta più al mio cuore.
    Odi nel mezzo sonno l’eguale
    veglia del mare e dietro quella
    certe voci di festa.

    E presto delusi dalla preda
    gli squali che laggiù solcano il golfo
    presto tra loro si faranno a brani.

    Da Tutte le poesie.

  • Nasceva oggi: Vittorio Sereni | L’Altrove

    Nasceva oggi: Vittorio Sereni | L’Altrove

    Nasceva oggi il poeta Vittorio Sereni.

    Nato a Luino nel 1913, Sereni fu una delle voci poetiche più importanti del Novecento italiano.

    La poesia di Sereni si colloca nell’Ermetismo e Modernismo, ma con le dovute eccezioni. Nel poeta ritroviamo i temi tipici della poesia del tempo: le sofferenze, gli stati d’animo dell’umano. Ma la Seconda Guerra Mondiale cambiò radicalmente il suo modo di scrivere in versi. Sereni combattè il secondo conflitto mondiale e fu prigioniero per diverso tempo in Algeria; da questa esperienza la sua poesia divenne più realistica e ricca di drammaticità. Diario di Algeria (Valecchi) rappresenta, quindi, il distacco dalla corrente ermetica e il nuovo poetare di Sereni, fatto adesso dal narrare in forma diaristica quell’evento.

    Nel 1965 pubblicò con Einaudi Gli strumenti umani, seguita da altre raccolte come Stella variabile, con cui vinse il Premio Viareggio per la poesia, e altre opere in prosa. Sereni fu anche traduttore di Apollinaire, Char e Valéry e lavorò come direttore editoriale per la Casa Editrice Mondadori.

    Morì a Milano nel 1983.

    Vogliamo ricordarlo con alcune sue poesie:

    In me il tuo ricordo

    In me il tuo ricordo è un fruscio
    solo di velocipedi che vanno
    quietamente là dove l’altezza
    del meriggio discende
    al più fiammante vespero
    tra cancelli e case
    e sospirosi declivi
    di finestre riaperte sull’estate.
    Solo, di me, distante
    dura un lamento di treni,
    d’anime che se ne vanno.

    E là leggera te ne vai sul vento,
    ti perdi nella sera.

    Poesie e prose (Mondadori, 2013)


    Algeria

    Eri prima una pena
    Che potevo guardarmi nelle mani
    Sempre della tua polvere più arse
    Per non sapere più d’altro soffrire.
    Come mi frughi riaffiorata febbre
    Che mi mancavi e nel perenne specchio
    Ora di me baleni
    Quali nel nero porto fanno il giorno
    Indicibili segni delle navi

    Da Diario di Algeria


    Rinascono la valentia
    e la grazia.
    Non importa in che forme – una partita
    di calcio tra prigionieri:
    specie in quello
    laggiù che gioca all’ala.
    O tu così leggera e rapida sui prati
    ombra che si dilunga
    nel tramonto tenace.
    Si torce, fiamma a lungo sul finire
    un incolore giorno. E come sfuma
    chimerica ormai la tua corsa
    grandeggia in me
    amaro nella scia

    Da Diario di Algeria


    Gli squali

    Di noi che cosa fugge sul filo della corrente?
    Oh, di noi una storia che non ebbe un seguito
    stracci di luce, smorti volti, sperse
    lampàre che un attimo ravviva
    e lo sbrecciato cappello di paglia
    che questa ultima estate ci abbandona.
    Le nostre estati, lo vedi,
    memoria che ancora hai desideri:
    in te l’arco si tende dalla marina
    ma non vola la punta più al mio cuore.
    Odi nel mezzo sonno l’eguale
    veglia del mare e dietro quella
    certe voci di festa.

    E presto delusi dalla preda
    gli squali che laggiù solcano il golfo
    presto tra loro si faranno a brani.

    Tutte le poesie (Mondadori, 1995)