Calerà la notte di Rosario Papa si configura come opera di matrice prevalentemente neoromantica, che attinge dichiaratamente alla tradizione lirica italiana novecentesca (Ungaretti, Penna, D’Annunzio) senza tuttavia tentarne una decostruzione postmoderna. L’architettura quadripartita – L’essenza del dolore, Vita d’altri, Frammenti, La stagione dell’amore – delinea una traiettoria catabatica che dal pathos individuale si espande verso una dimensione corale e testimoniale, per approdare infine a una risoluzione amorosa di sapore quasi dantesco.
La cifra stilistica dominante si radica in un lirismo assertivo, che privilegia l’evidenza emotiva rispetto all’opacità ermeneutica. Il verso di Papa tende alla musicalità tradizionale, con ricorso sistematico a rime (spesso baciate o alternate), anafore e parallelismi sintattici che conferiscono ai testi una ritualità quasi litanica.
La sezione Frammenti evidenzia una consapevolezza aforistica che alleggerisce parzialmente il patetismo dominante.
Il riferimento paesaggistico cilentano si costituisce come correlativo oggettivo di un’identità mediterranea che innerva il dettato poetico: il mare diviene simultaneamente minaccia e salvezza, elemento primordiale che rispecchia l’ambivalenza dell’esistenza. La poesia si propone esplicitamente come farmaco (“la poesia aiuta, salva, sottrae alla morte”), in una concezione quasi terapeutica della scrittura che riattiva la tradizione orfica del poeta-vate.
Di seguito alcune poesie:
Che tacciano le muse
che ispirarono il mio canto da fanciullo,
che tacciano perché ora
sono altri i tormenti ch’io cullo.
L’inchiostro si servì del mio vissuto
e loro lo mutarono in parole,
io le serrai in cassetti impolverati
forse per ingenua ribellione.
Le mie rime nascono per resistenza,
si agitano nel mio ventre
e vengono al mondo petrose
con violenza.
Poesia serva che ti pieghi a schemi
poesia madre, figlia del canto meonio
poesia libera e coraggiosa tu non temi
la pioggia compagna del vento favonio.
Poesia vittima di spietate sentenze
poesia custode di antiche parole
censurate da ingrati, resa silente
fuoco fatale che brucia e non duole.
Poesia che forgiasti i miei giovani occhi
e scegliesti l’alloro che sfugge all’inverno
mi insegnasti che non esiste la morte
ma solo il timore di non essere eterno.
Dimmi ragazzo
perché insegui questo sogno disperato?
Dove ti nascondi quando piove
e come fai a non avere paura del buio
se desideri arrivare al sole?
Pensavano che la corrente
mi avesse portato a largo
e criticarono la mia inerzia
ma loro non sapevano
che non ero in preda al mare
ma che io ero la tempesta.
Il dolore che ho provato
non è diventato inchiostro
né si è trasformato in lacrima
ma è rimasto qui dentro.
E ora tesso i nostri ricordi
e li indosso ogni giorno
per evitare che il tempo li sfili via
dalla mia mente:
da quello in cui da bambino
dondolavo sulle tue ginocchia e
mi intonavi una canzone cilentana
al vuoto che ho sentito nel tuo petto
dopo il tuo ultimo respiro.
Ed ora, reduce dalla tua dipartita,
passo le giornate a sperare di incontrarti in sogno,
per sentire almeno un’ultima volta
la tua candida voce che mi consola.
Eppure oggi la tua casa è un po’ più vuota
e lì fuori l’usignolo ha smesso di cantare.
Calerà la notte
e violerà le menti di gloriose genti
sporcherà di tempo le loro mura
e il meriggio sarà un miraggio di mala ventura.
Calerà la notte sopra il tuo viso
feroce traccerà il suo cammino
rallenterà i tuoi passi all’improvviso
e ti guarderà paziente da vicino.
Calerà la notte sulle nostre vite
e chissà se saremo un po’ più saggi,
conserveremo qualche ricordo
come quello in cui ballavamo
nel salone della nostra casa
sulle note di una canzone
ormai dimenticata.
Calerà la notte in ogni dove
ma i nostri sentimenti resisteranno
alla macabra tenda di un sipario
che per sua natura è destinato a chiudersi.
L’AUTORE
Rosario Papa, nasce ad Agropoli nel novembre del 2000. Consegue la laurea triennale in in Lettere moderne presso l’Università degli Studi di Salerno e attualmente è iscritto al corso di laurea magistrale in Filologia Moderna. La sua prima silloge, “Tra Amore e tormenti” (Controluna, 2022), ha ricevuto riconoscimenti internazionali, con cinque suoi componimenti tradotti per la Victoria University of Wellington e pubblicati nella rivista Journal of Italian Translation. Alcuni dei componimenti estratti dalla prima silloge hanno ricevato diversi premi tra cui il Premio speciale e il Premio della critica alla 28esima e 29esima edizione del Premio Ossi di Seppia, e vari riconoscimenti nell’ambito del concorso Poetico A. Gatto.
