La Tragedia della Palestina
La poesia di Isidoros Karderinis si colloca nel solco della tradizione della letteratura di testimonianza, quella corrente che trova nelle tragedie contemporanee la propria ragion d’essere espressiva. La Tragedia della Palestina rappresenta un esempio paradigmatico di come la poesia possa farsi veicolo di denuncia sociale e politica, pur mantenendo una struttura formale tradizionale che richiama la grande tradizione lirica europea.
L’architettura compositiva del testo rivela una sapiente orchestrazione retorica: sei quartine di endecasillabi a rima alternata ABAB, che conferiscono al componimento un ritmo solenne e incalzante, quasi funebre. Questa scelta metrica non è casuale: il poeta greco utilizza la regolarità della forma per contenere e al contempo amplificare il caos emotivo e visivo che caratterizza il contenuto. È una strategia compositiva che ricorda la lezione dei grandi maestri della poesia civile, da Carducci a Quasimodo.
Dal punto di vista stilistico, Karderinis adotta un registro elevato ma accessibile, costruendo un affresco apocalittico attraverso una serie di quadri impressionistici che si susseguono con crescente intensità drammatica. L’uso dell’anafora negativa (“Senza sole, senza gioia, senza fiori”) nelle prime strofe crea un effetto di litania che sottolinea l’assenza totale di vita e speranza nel paesaggio descritto.
Particolarmente efficace risulta la personificazione della Morte nell’immagine dei “cavalli neri”, che richiama l’iconografia apocalittica biblica e conferisce al testo una dimensione mitico-simbolica che trascende la contingenza storica per assurgere a paradigma universale della sofferenza umana.
La chiusa del componimento, con il suo appello diretto alla Palestina e il coinvolgimento dell’io poetico collettivo (“la nostra anima”, “i nostri occhi”), rivela la vocazione civile dell’autore e la sua volontà di trasformare la poesia in strumento di partecipazione emotiva e politica.
La tragedia della Palestina
Una regione immersa nella guerra implacabile
Senza sole, senza gioia, senza fiori abbracciati
Innaffiata con sangue rosso e lacrima incessabile
Senza canzoni, senza bambini spensierati.
Cadaveri orribilmente sparsi ovunque
Senza gambe, senza braccia, senza testa
Le case nel terreno ferito sono crollate dunque
E i piccioni da nessuna parte nella cupola celesta.
Carovane di rifugiati senza destinazione chiara
Con le bombe che volano nell’ aria amara
Partono con paura dalla loro patria amata
E sul palo la bandiera insanguinata.
Sogni sepolti nel fango diffusibile
E cuori spezzati in mille pezzi come bicchieri
Volti straziati da un dolore indescrivibile
E intorno c’è la Morte con i suoi cavalli neri.
Vittime in questo mondo ingiusto e miserabile
Sono sempre i popoli innocenti con buone mani
Che spuntano dalla loro anima un profumo amabile
O sono palestinesi o israeliani.
O Palestina, la nostra anima è piena di acerbità
Per questa terribile tragedia e selvatichezza
Il nostro pianeta sta sprofondando nell’oscurità
E nei nostri occhi, rabbia e tristezza.
L’AUTORE
Isidoros Karderinis è nato ad Atene nel 1967. È giornalista, corrispondente per la stampa estera accreditato presso il Ministero degli Affari Esteri greco, nonché economista, romanziere e poeta. I suoi articoli e reportage sono stati pubblicati su quotidiani, riviste e siti web in 130 paesi. Le sue poesie sono state tradotte in 9 lingue e pubblicate in antologie poetiche, riviste letterarie e rubriche letterarie. Ha pubblicato 8 libri di poesia e 3 romanzi in Grecia. I suoi libri sono stati pubblicati negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Italia e in Spagna. Facebook: Karderinis Isidoros.