
Estratto da “Ismi” di Mirea Borgia | L’Altrove
«Ma che inventario vuoi fare? L’inventario della miseria?». Con questa provocazione si apriva, oltre un secolo addietro, un libro che per certi versi è richiamato dalla raccolta di Mirea, per l’appunto “Gli ismi contemporanei” di Luigi Capuana. E come in quel caso, ma con le dovute differenze, la scrittura è in fondo un atto d’amore assoluto nei confronti della parola, un voler ritornare alle origini e all’autonomia dell’arte, perché gli ‘ismi’ oramai hanno fossilizzato non solo la realtà quotidiana, ma il modo di raccontarla: «l’effimero ha parlato di noi / restando chino a baciare la bocca del vate». C’è un desiderio di rottura, in questo testo, ma anche un resoconto della violenza e dell’isolamento che caratterizza quanto di più dialogante invece dovrebbe essere. E, dunque, urge il bisogno di cambiamento, di ‘frangersi’ attraverso il verso.
Gli ismi sono la rappresentazione tangibile della maniera, una coazione a ripetere di forme e contenuti anche se, a differenza della descrizione clinica, non sempre hanno una tendenza del tutto inconscia. Il risultato è la presenza di vari ‘dei’ che nell’opera di Mirea rappresentano gli idoli contemporanei, siano essi costituiti da abitudini, persone fisiche, espressioni della storia.
Dalla prefazione di Giuseppe Manitta.
ti voglio parlare dell’estremo morso
e di ciò che resta della forma ‒ se resta ‒
nel tempo necessario a una cognizione
ci ostiniamo alla disobbedienza cieca
fino a quando un’occhiata all’occhio che rotea
pronuncia il nostro destino
vediamo in te la belva che ci consuma
(siamo tutti uno)
e ancora adesso beneficiamo della ferocia
‒ sei leggendaria ‒ soffiamo ad aria bassa
‒ eroica quasi erotica, la dolcezza del lasciarti andare
il dialogo si smorza
mi dici che il trucco è bramare con ripugnanza
ma tu perdi tempo e resti qui a contemplare
irretire l’armonia della fine
dilungarti nel noi che ti ingrassa
è una risorsa da non perdere
l’andirivieni costante che pulsa tronfio
lo scandalo che soffia di vita a spegnerci
la vita che grida alla vita
noi non sappiamo morire
resistiamo alla stagione secca
mentre il fiume pensa le ore a scorrere
e il divenire si scopre immobile
osserviamo
ma guardiamo altro
un ragno che cede la sua pigna
schiantata dall’alto
il tronco ustionato che spiega l’impatto
e ogni cosa appare contorta
perché non vegliamo
e ogni cosa si volta
lasciandoci come siamo
nati nudi lagnosi e sporchi
ad amare senza proferire
e divorare senza cacciare
perché l’incompreso sia comunque nostro
precoce nel dirci
che stiamo ingannando l’attesa
che la realtà si realizza sempre
che radunarci ci consola
bellezza, la corsa solitaria ha scatenato l’inferno. salita e discesa si arruffano come primedonne e l’alterco ricade sui nostri scribacchini. rischiamo di scoprirci inessenziali. ci restano lo strazio dell’attrito e qualche carta da infiammare. definiamo rabbia spreco urlo che si concede alla rivoluzione. definiamo creazione coraggio e magnificenza del dolore – trovato il qui pro quo? mitezza ministra miseria. annunciamo una nuova espunzione. definiamo il bene. l’assioma è inarrestabile
in questo giorno
e in tutte le ore del domani
il pavimento freddo tirerà a lucido l’uomo
soffocherà l’identità che scopre nella graffiatura
scivolerà di olio cera sguardi e volti tersi
e in questo giorno
e in tutte le parole del domani
dovrò turbare il sonno dei morti
appesi alle pareti invano
pestare merda nascosta nell’erba del vicino
e ancora
perdonare la mia rinnovata sobrietà
L’AUTRICE
Mirea Borgi, siciliana, vive a Tivoli (RM) da alcuni anni.
“Borgia mette in gioco l’istinto di sopravvivenza per combattere l’inquietudine”, così scrive Franco Manzoni sul “Corriere della Sera”, parlando della sua poesia, che indaga, attraverso dei moti filosofici e lirici, i meandri dell’Io in continuo dialogo con i risvolti civili.
Nel 2019 è stata finalista al Premio Letterario Internazionale Città di Como. Nel 2020 ha pubblicato con Il Convivio Editore la raccolta di poesie “L’innocenza dell’ombra”, opera selezionata al Premio Camaiore e semifinalista al Premio Prestigiacomo. Suoi testi sono stati pubblicati in alcuni Blog e riviste letterarie. Nel 2022 ha pubblicato “Cronaca dell’abbandono”, libro con il quale è arrivata fra i cinque finalisti del Premio Letterario Forum Traiani, sezione poesia edita, e nel 2024 la raccolta “Ismi”. Sue poesie sono state inserite nell’antologia “Pasti caldi giù all’ospizio. Antologia degli opposti” per Transeuropa Edizioni. Ha collaborato con le pagine culturali del quotidiano “Conquiste del lavoro”. Per la casa editrice Il Convivio ha fondato e dirige la collana di narrativa i dissidenti. Co-dirige la collana di poesia Ormeggi.

