Poesie ritrovate

Poesie ritrovate: Geoffrey Hill | L’Altrove

Conosciuto come uno dei più grandi poeti inglesi della sua generazione nonché uno dei poeti più importanti del ventesimo secolo, Geoffrey Hill visse una vita dedicata alla poesia e allo studio, alla moralità e alla fede.

Hill nacque nel 1932 nel Worcestershire, in Inghilterra, da una famiglia operaia. Frequentò l’Università di Oxford, dove la sua opera fu pubblicata per la prima volta dal poeta statunitense Donald Hall. Queste poesie successivamente raccolte in For the Unfallen: Poems 1952-1958, segnarono un debutto sorprendente. In poesie dense di sintassi nodosa e di sorprendente potere retorico, Hill piantò i semi dello stile e dell’interesse che coltivò nel corso della sua lunga carriera. Il lavoro di Hill è noto per la sua serietà, il suo alto tono morale, l’estrema allusività e la dedizione alla storia, alla teologia e alla filosofia. Nelle prime raccolte come King Log (1968) e Mercian Hymns (1971), Hill cercò di trasmettere emozioni estreme opponendosi alla moderazione della forma stabilita alla violenza della sua intuizione o giudizio, occupandosi di eventi pubblici violenti. Inorridito dalle discontinuità morali del comportamento umano, è anche scosso dalla sua stessa reazione ad essi, che mescola repulsione e fascino.

The Guardians

The young, having risen early, had gone,
Some with excursions beyond the bay-mouth,
Some toward lakes, a fragile reflected sun.
Thunder-heads drift, awkwardly, from the south;
The old watch them. They have watched the safe
Packed harbours topple under sudden gales,
Great tides irrupt, yachts burn at the wharf
That on clean seas pitched their effective sails.
Thereare silences. These, too, they endure:
Soft comings-on; soft after-shocks of calm.
Quietly they wade the disturbed shore;
Gather the dead as the first dead scrape home.

I guardiani

I giovani, alzatisi presto, se n’erano andati,
Alcuni in escursione oltrel’imbocco della baia,
Altri verso i laghi, fragile sole riflesso.
Nuvoloni tonanti s’addensano, goffi, da sud;
Ivecchi li osservano. Hanno osservato crollare
Porti sicuri e affollati sotto burrasche improvvise,
Irrompere grandi maree, bruciare al pontile panfili
Che su mari puliti spiegavano vele efficaci.
Vi sono silenzi. Anche questi loro sopportano:
Dolci sviluppi; dolci scosse d’una calma in assestamento.
Tranquillamente sguazzano sulla spiaggia turbata;
Raccolgono i morti non appena i primi a pelo giungono a riva.

Da King Log, nella tradizione italiana da Per chi non è caduto. Poesie scelte 1959-2006, Luca Sossella Editore.

Le cadenze epurate, l’amara medicina della sua sintassi, fanno appello al puritano che è in noi: anche quando la poesia è difficile, oscura e dolorosa da leggere, sappiamo che ci sta facendo bene. Hill stesso rispose all’accusa spesso mossa secondo cui la sua poesia era “difficile”: «Dal mio punto di vista, la poesia difficile è la più democratica, perché stai facendo al tuo pubblico l’onore di supporre che siano esseri umani intelligenti. Gran parte della poesia populista di oggi tratta le persone come se fossero degli sciocchi. E quell’aspetto particolare, e l’aspetto dell’oblio di una tradizione, vanno insieme». E sulla difficoltà: «Siamo difficili. Gli esseri umani sono difficili. Siamo difficili con noi stessi, siamo difficili gli uni con gli altri. E siamo misteri per noi stessi, siamo misteri l’uno per l’altro. In una giornata qualunque si incontrano difficoltà molto più reali di quelle che si incontrano nel lavoro più “intellettuale”. Perché si ritiene che la poesia, la prosa, la pittura, la musica debbano essere inferiori a noi? Perché la musica, la poesia, non devono parlare in termini semplificati, quando se tale semplificazione fosse applicata alla descrizione del nostro sé interiore, la troveremmo umiliante? Penso che l’arte abbia il diritto, non l’obbligo, di essere difficile se lo desidera».

Il libro di Hill Tenebrae (1978), “oscurità” in latino, si occupa del rituale del Venerdì Santo in cui le candele vengono spente per simboleggiare la crocifissione di Gesù. Una delle opere più apertamente religiose di Hill, il libro esplora forme chiuse come il sonetto mentre fa cenno, nel suo modo tipicamente allusivo, di tornare anche alla letteratura più antica. La raccolta ricevette diverse critiche positive ed altre negative, ci fu chi lo definì “il miglior libro di poesia devozionale in stile moderno” ed altri che invece definirono Hill come un poeta che non vuole essere amato per le sue poesie, né cerca modi per essere simpatico nelle sue poesie.

Durante la pubblicazione dei suoi primi lavori, Hill insegnò nelle università e spesso era consumato dalle responsabilità di un accademico. I suoi primi lavori furono scarsi ed emotivamente faticosi: ci vollero dieci anni prima che apparisse il suo secondo libro. Hill ammise: «Credevo di aver scritto molto poco a causa delle violazioni del dovere, ma non credo che possa essere stato questo. Penso che le invasioni fossero invasioni di ansia cronica, che influirono anche sulla mia capacità di produrre critiche e studi. Avevo semplicemente paura di scrivere la frase successiva. E dal 1992 riesco a scrivere in modo più fluido e semplice. Ora il malessere è stato alleviato dal lavoro accademico e critico e le poesie sono venute più facilmente».

Verso la fine degli anni ’90, Hill fondò l’Editorial Institute con il collega critico e professore Christopher Ricks, i cui obiettivi principali furono la promozione della critica e dell’ editoria, attraverso anche corsi di formazione sui metodi editoriali.

Fu in questo periodo che ricominciò a scrivere poesie a un ritmo senza precedenti. Questa “fioritura tardiva” produsse sei volumi nei dieci anni successivi: Canaan (1997), Il trionfo dell’amore (1998), Speech! Discorso! (2000), I frutteti di Syon (2002), Senza titolo (2006) e A Treatise of Civil Power (2007). Hill’s Selected Poems è stato pubblicato nel 2006. C’è chi crede che Hill sia il più grande poeta che scrive in inglese – l’erede di Hardy ed Eliot – mentre altri critici hanno lottato con la complessità e l’oscuramento di Hill. I critici accusarono Hill di grandiosità immeritata, di essere deliberatamente difficile, di essere inaccessibile.

Strano pensare che Hill, la rovina dei poeti e dei critici postmoderni, possa essere considerato oggi il poeta più avanguardista. Spinse le risorse dell’inglese – etimologia, musica, molteplicità di significato, espedienti retorici – più di quanto osarono altri scrittori. Le sue poesie possono essere densamente allusive, multivocali, polilinguistiche, dissonanti e radicalmente giocose . Molti poeti utilizzarono la difficoltà superficiale per mascherare il vuoto essenziale; Hill è difficile quando ha qualcosa da dire che non può essere detto con disinvoltura, e così premia i lettori attenti.

Geoffrey Hill ricevette in vita numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui il Faber Memorial Prize, l’Hawthornden Prize e il Loines Award dell’American Academy of Arts and Letters. Nel 2010 Hill fu eletto professore di poesia a Oxford per cinque anni e nominato cavaliere nel 2012. Il fatto che la sua fama critica abbia superato il numero di lettori popolari è una delle peculiarità del suo genio. La trasformazione tardiva di Hill ha comunque garantito che egli rimanga parte integrante del panorama della poesia contemporanea.

Morì nel 2016, lasciando dietro di sé un’enorme raccolta di poesie e critiche risalenti agli anni ’50, pubblicate postume.

Ovid in the Third Reich

non peccat, quaecumque potest peccasse negare,
solaque famosam culpa professa facit.
(AMORES, III, XIV)

I love my work and my children. God
Is distant, difficult. Things happen.
Too near the ancient troughs of blood
Innocence is no earthly weapon.
Ihave learned one thing: not to look down
So much upon the damned. They, in their sphere,
Harmonize strangely with the divine
Love. I, in mine, celebrate the love-choir.

Ovidio nel Terzo Reich

non peccat, quaecumque potest peccasse negare,
solaque famosam culpa professa facit.
(AMORES, III, XIV)

Amo il mio lavoro e i miei bambini. Dio
È distante, difficile. Le cose accadono.
Troppo vicino agli antichi trogoli del sangue
L’innocenza non è arma terrena.
Ma una cosa ho imparato: a non disdegnare
Troppo i dannati. Nella propria sfera,
Loro armonizzano stranamente con il divino
Amore. Io, nella mia, celebro il coro d’amore.

Da Per chi non è caduto. Poesie scelte 1959-2006, Luca Sossella Editore, 2008

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