Non era previsto che sopravvivessimo

Telesilla: La poetessa guerriera | L’Altrove

Sono giunte a noi pochissime testimonianze della vita femminile del mondo antico, ciò che sappiamo a riguardo è noto grazie alla certosina descrizione del vissuto quotidiano scritta nei componimenti poetici dell’epoca. Tuttavia, c’è una donna i cui contributi culturali e le sue azioni
coraggiose hanno vinto la sua lode e ammirazione del mondo antico e non solo. Parliamo di Telesilla di Argos, poetessa vissuta nella prima metà del V secolo a.C. , citata nell’epigramma di Antipatro di Tessalonica fra le poetesse più famose.

Non si sa molto dei primi anni di vita di Telesilla, ma molte testimonianze affermano che soffrisse di una forte depressione, curata poi proprio grazie alla poesia. Purtroppo, della sua poesia ci giungono pochissimi frammenti scritti, ma per merito della tradizione indiretta, numerose sono le testimonianze dei suoi inni agli Dei e dei suoi canti. Si tratta dei cosiddetti Carmina convivalia e Carmina popularia, per indicare proprio questi canti i Greci utilizzano un termine non di origine Greca “Skòlia” (storti), forse perché vennero utilizzati poi dai simposiasti in successione libera ed irregolare, talvolta in metro eolico. Telesilla era famosa sì per la sua poesia, ma era ugualmente rispettata dagli scrittori successivi per essere una guerriera, per il suo eroismo in guerra contro le truppe spartane. Si narra, che furono proprio le sue poesie a far risvegliare e ad armare le donne in
battaglia, ma anche della poesia bellico-esortativa di Telesilla, a cui alludono le fonti, non è rimasto pressoché nulla. A noi rimangono solo i primi due versi di uno di questi inni, in cui Telesilla si propose di narrare il mito di Artemide che fugge Alfeo:

“Artemide, o fanciulle,
fuggendo Alfeo…”
(‘ἁ δ᾿ Ἄρτεμις, ὦ κόραι, φεύγοισα τὸν Ἀλφεόν’)

ed altri frammenti poi di un Inno sulle Nozze di Zeus ed Era:

“Tutto sanno le donne: anche come ha fatto
Zeus a sposare Era”.

Grazie alla sua poesia, Telesilla è conosciuta anche per una forma metrica, che prese il suo nome, il “telesilleo” (- – uu – u -) (lungo, lungo, corto, corto, lungo, corto, lungo) che è stato anche chiamato da Efestione una “linea di tre piedi e mezzo”. A Telesilla va anche il merito per aver coniato alcune parole: “oulokikinna” (capelli ricci) e “dilon” (aia, semplice esclamazione). Ritroviamo anche l’inizio di una possibile canzone dedicata ad Apollo:

“’ἡ δὲ εἰς Ἀπόλλωνα ᾠδὴ – φιληλιάς, -”
“E la canzone di Apollo è l’amore per il sole”.

Nonostante le scarsissime testimonianze scritte giunte a noi, possiamo riconoscere che Telesilla di Argo si dimostrò una donna eccezionale per il suo tempo, sia come poetessa che come eroina. Oggi è sicuramente meritevole di essere riscoperta.

A cura di Giusy Accoti.

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