Estratto da “Radici” di Antonietta Cianci | L’Altrove
Câè unâassenza nel nostro silenzio
una fame di dita sfiorate
uno sfaldarsi di ricordi lontani
Câè smarrimento
nel nostro silenzio
la via di fuga che non si apre
un respiro
che non risana
Câè un dolore in questo silenzio
il filo grosso che non dipani
il lato oscuro da scorticare
il taglio infetto da medicare
Câè il nostro amore
in questo silenzio
un mistero di appartenenza
lâio e te che è carne e senso.
Io sono unâerba rampicante
sul muro cocente
sullo strapiombo,
resisto.
Il gelsomino bianco
che inerpicandosi profuma lâaria
E tu che ad ogni costo cogli
il fiore che non profuma le dita
Tu che segui lâamore che non ti bagna
stai fermo
inerte
fradicio di me fino al respiro.
Io vengo dal vulcano
dalla terra dura e dal suolo riarso
dalla ferocia del magma che mai riposa
Vengo dal mare
sconfinato e scuro
che è silenzio e rumore
E tu
che non sai
quale sia il peso del mio silenzio
e della mia dura terra
e quanto caotico sia il mio magma
cosa cerchi ancora in me?
Vieni qui
davanti allâalbero ombroso
con i piedi nudi sulla terra umida
che non conosce ariditĂ
Siediti su questo muro stanco
che affaccia sullâorizzonte e respira.
Câè del sacro in questo vento muto
la dolcezza dellâerba fresca
lâodore notturno
del gelsomino
che penetra
e seduce.
Riposa nel silenzio del sabato
questo luogo
che odio e amo nella stessa misura.
Solo la mia valigia rumoreggia
sul breve percorso verso la stazione
Ed io in questa assenza di suono
che inquina le corde piĂš vibranti
del mio coraggio
sono Medusa domata.
Partita
Andata
Dimenticata.
L’AUTRICE
Antonietta Cianci è nata nel 1980 a Napoli. Dopo essersi laureata in Lettere Classiche ed aver conseguito lâabilitazione allâinsegna-mento, si è trasferita a Bergamo, dove attualmente vive e lavora come docente. Questa è la sua prima raccolta poetica.