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Intervista a Elvira Sastre | L’Altrove

“Elvira Sastre sta alla poesia come i Beatles al rock.” El Espectador.

Non c’è dubbio, parlando di Elvira Sastre non possiamo che affermare di essere di fronte ad un fenomeno letterario.

Elvira Sastre
Foto di Andrea Abril

Nata a Segovia nel 1992, Elvira dimostra da subito l’amore per la letteratura. A soli 15 anni apre il suo blog in cui inizia a pubblicare le sue prime poesie.
Ma è il trasferimento a Madrid che incide maggiormente sulla sua poetica. Nella capitale entra in contatto con varie personalità importanti del mondo poetico spagnolo e pubblica i suoi libri, tra questi La solitudine di un corpo abituato alla ferita (La soledad de un cuerpo acostumbrado a la herida) con la prestigiosa Visor.
Elvira Sastre Intervista
Foto di Andrea Abril

Il 24 ottobre è uscito per la prima volta in Italia e per la casa editrice Garzanti proprio questo titolo.
Con 60 mila copie vendute in Spagna, la raccolta è stato subita apprezzata anche dalla critica italiana.
Si tratta di un libro monocromatico, in cui Elvira racconta la storia di un amore finito. Quasi tutte le composizioni ruotano attorno a questo tema, ma ognuno di loro riesce a dare al lettore nuove sensazioni. Elvira è capace di scrivere versi potenti, di raccontare con semplicità e immediatezza le emozioni che ognuno di noi può provare. Sappiamo che solo una grande poetessa è capace di farlo.
Abbiamo avuto l’onore di fare alcune domande ad Elvira. E vi proponiamo di seguito la nostra intervista:

La tua poesia ha commosso tutta la Spagna. Immaginavi un così grande successo?
Decisamente no. Io scrivo prima di tutto per me stessa, quindi non mi sarei mai aspettata tutto questo. Aver raggiunto questo successo nel mio Paese mi rende felice e mi dà la forza di continuare a condividere le mie poesie con gli altri.
Il 24 ottobre è uscito il tuo libro in Italia. Qual è rapporto hai con la poesia italiana?
Conosco solo alcuni poeti come per esempio Cesare Pavese o Pasolini, ma intendo approfondire la mia conoscenza sui poeti contemporanei durante la mia visita in Italia che inizierà tra qualche settimana.
Sei diventata famosa anche per il tuo blog. Come lo vedi il connubio poesia e internet?
Io penso che internet sia uno strumento importante per qualsiasi artista che intende condividere il proprio. Per quanto mi riguarda, la poesia è stato un mezzo straordinario che mi ha permesso di raggiungere persone che magari non sapevano di poter apprezzare la poesia e di portare la mia poesia anche all’estero.
Cos’è per te la poesia? Cosa ti ha spinto a scrivere versi?
Significa emozione, sollievo, una mano che mi aiuta. Io scrivo perché ho bisogno di dire qualcosa a me stessa, non so nemmeno io cosa finché non la scrivo sulla carta.
Da cosa trai ispirazione?
Dalle piccole cose e da tutti i tipi di emozioni. Solitamente deriva da un sentimento di disagio che devo sfogare.
Se potessi fare rivivere un poeta chi sceglieresti?
Senza dubbio Ángel González, uno dei più grandi poeti spagnoli di sempre.
(Traduzione dell’intervista a cura di Chiara Valenti)
Ecco alcune poesie tratte da La solitudine di un corpo abituato alla ferita
La solitudine di un corpo abituato alla ferita copertina
Il miracolo
Se mi vuoi guardare
guardami,
ma così:
toccando
la mia pelle dall’interno
con le mani aperte
come se non esistesse alcun ostacolo.
Come se tu fossi un fantasma
e non potessi estrarre neanche un verso
dai miei occhi.
Come chi ormai non crede
in niente
perché ha già visto tutto.
Guardami così,
e solo allora inginocchiati
invocando di nuovo il miracolo.
Rumore
Se te ne vai
fallo con rumore:
rompi le finestre,
insulta i miei ricordi,
getta a terra tutti quanti
i miei tentativi
di raggiungerti,
muta in grido gli orgasmi,
colpisci con rabbia il calore
abbandonato, la calma scomparsa, l’amore
che non resiste,
distruggi la dimora
che non sarà più la nostra casa.
Fallo come vuoi,
ma fallo con rumore.
Non lasciarmi da sola con il mio silenzio.
La domanda che mette fine a tutto
Mi hai detto che dovevo dimenticare
tutto ciò che mi avevi fatto
perché la cosa potesse funzionare.
E l’ho fatto, amore, l’ho fatto
e ho dimenticato senza volere anche
il tuo modo di accarezzarmi,
la tua facilità di farmi ridere,
la tua premura nel ripulirmi,
l’amore nel prenderti cura di me,
e ho dimenticato te tra un tormento
e l’altro,
ho dimenticato senza volere.
E la domanda che mette fine
a tutto:
puoi continuare a essere innamorata di qualcuno
che hai smesso di amare?

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