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Poesie erroneamente attribuite: da Neruda a Frida Kahlo | L’Altrove

Spesso su internet ci imbattiamo in poesie erroneamente attribuite a uno o ad un altro poeta famoso.

Come succede?

È semplice, basta pubblicare su un profilo social o su un blog una poesia o un aforisma, che può essere anche nostro o di un autore meno conosciuto, specificando che si tratta di un’opera di un certo autore famoso (ovviamente falso) e subito questo si diffonde a macchia d’olio in tutto il mondo del web. Un po’ come le fake news. Magia dell’internet.

Le poesie famose erroneamente attribuite

Neruda, ahinoi, è il poeta più preso di mira. Sarà perché è uno dei più famosi, sarà che le sue poesie piacciono a tutti, insomma molte sono attribuite erroneamente al poeta cileno. Prima fra tutti Lentamente muore.

Letta e condivisa da migliaia di persone, la poesia in questione NON è di Neruda, bensì della giornalista e scrittrice brasiliana Martha Medeiros. Il vero nome della poesia è A Morte Devagar ed è stata composta e pubblicata il 1° novembre del 2000, in occasione della Commemorazione dei Defunti, sul quotidiano di Porto Alegre “Zero Hora”. La scrittrice ha confermato anche che molti dei suoi testi sono attribuiti ad altri autori. Inoltre Stefano Passigli, presidente della Passigl Editori, editore delle opere di Neruda in Italia ha precisato: «Chi conosce la sua poesia si accorge all’istante che quei versi banali e vagamente new-age non possono certo essere opera di uno dei più grandi poeti del Novecento».

Ecco il testo tradotto:

Muore lentamente chi non scambia idee, chi non scambia parola con nessuno, chi evita contraddizioni.

Muore lentamente chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno lo stesso percorso e la stessa spesa al supermercato. Chi non cambia marca, non rischia di indossare un nuovo colore, chi non parla con chi non conosce.

Muore lentamente chi fa della televisione il suo guru e il suo partner di ogni giorno. Molti non possono permettersi di comprare un libro o un biglietto del cinema, ma molti possono, eppure si alienano davanti ad un tubo catodico che porta informazione e intrattenimento, ma che non dovrebbe, con appena 14 pollici, occupare tanto spazio in una vita.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il bianco o il nero e le situazioni precise a un turbinio di emozioni indomabili, proprio quelle che mantengono lo scintillio negli occhi, sorrisi e singhiozzi, cuore bloccato, sentimenti.

Muore lentamente chi non rovescia il tavolo quando è infelice sul lavoro, chi non rischia il certo per l’incerto dopo un sogno, chi non si permette, una volta nella vita, di evitare i buoni consigli.

Muore lentamente chi non viaggia non legge, chi non ascolta musica, chi non si diverte.

Muore lentamente chi distrugge il suo amor proprio.
Può essere la depressione, che è una malattia seria che richiede un aiuto professionale. Così muore ogni giorno chi non si lascia aiutare.

Muore lentamente chi non lavora e chi non studia, e nella maggior parte dei casi non lo fa per scelta, ma per destino: come un governo silenzioso può uccidere lentamente una buona parte della popolazione.

Muore lentamente chi passa i giorni lamentandosi della mala sorte o della pioggia incessante, rinunciando a un progetto prima di iniziare, chi non indaga su quello che non sa e non risponde quando gli domandate ciò che sa. Molte persone muoiono lentamente, e questa è la morte più ingrata e traditrice, perché quando si avvicina la verità, sono ormai incapaci di utilizzare il poco tempo rimasto. Il domani potrebbe già essere arrivato.

Dal momento che non possiamo evitare una fine improvvisa, almeno cerchiamo di non morire un poco ogni giorno, ricordando che essere vivo richiede uno sforzo ben maggiore del semplice respirare.

Attribuita a Neruda anche un’altra poesia È proibito. In realtà la poesia appartiene ad Alfredo Cuervo Barrero e s’intitola Queda Prohibido.

È proibito piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.

È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.

È proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.

È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.

È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.

È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.

È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perché le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.

È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgano meno della tua,
non credere che ciascuno tenga il proprio cammino
nelle proprie mani.

È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che cio’ che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo puo’ togliere.

È proibito non cercare la tua felicità,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso.

A Pablo Neruda viene anche attribuito il poema Nunca te quejes, ma non solo. Su internet gira una poesia dal titolo Sono felice che altro non è che È strano vagare nella nebbia di Hermann Hesse. Titolo differente, ma testo uguale. La vera poesia di Neruda è, invece, Ode al giorno felice.

Ma Neruda non è l’unico poeta a cui sono stati attribuiti versi (mediocri). Anche la pittrice messicana Frida Kahlo ne è stata vittima. Di Frida sappiamo che è stata un’artista che ha vissuto all’ombra del marito Diego Rivera, più conosciuto. Da qualche anno la figura della pittrice è stata rivalutata ed è ormai simbolo di stile e lotte femministe. Frida Kahlo scrisse molte lettere d’amore, di stampo fortemente poetico, al marito Diego e ad altri suoi amori, primo fra tutti José Bartoli, ma sappiamo con certezza che Ti meriti un amore NON è di Frida Kahlo. La poesia è di Estefania Mitre, altra artista messicana e il titolo è Merces un amor.

Ti meriti un amore

Ti meriti un amore che ti voglia spettinata,
con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire.

Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.

Ti meriti un amore che voglia ballare con te,
che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi
e non si stanchi mai di leggere le tue espressioni.

Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti,
che ti appoggi quando fai il ridicolo,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.
Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie,
che ti porti l’illusione,
il caffè
e la poesia.

Anche allo scrittore siciliano Luigi Pirandello è stata attribuita erroneamente una poesia. Si tratta di E l’amore guardò il tempo e rise, il cui autore è Antonio Massimo Rugolo.
Per questa poesia fu fatto un lavoro quasi certosino. La poesia originale, infatti, non è quella che conosciamo e che circola in rete, questa è costituita da alcuni pezzi di un testo molto più lungo contenuto nel libro di Rugolo Sulle Ali della tenerezza, Editore Laruffa.

Questo il testo completo:

E l’amore guardò il tempo e rise.
Un sorriso lieve come un sospiro,
come l’ironia di un batter di ciglio,
come il sussurro di una verità scontata.
Perché sapeva di non averne bisogno.
Perché sapeva l’infinita potenza del cuore
e la sua poesia e la magia di un universo perfetto,
al di là dei limiti del tempo e dello spazio.
E le ragioni dell’uomo, fragile come un pulcino,
smarrito come un uccello,
cannibale come un animale da preda.
Perché conosceva la tenerezza di una madre,
l’incanto di un bacio, il lampo di un incontro.
Poi finse di morire per un giorno,
nella commedia della vita,
nell’eterno gioco della paura,
nascosto, con il pudore della sofferenza,
con la rabbia della carne,
con il desiderio di una carezza.
Ma era là, beffardo, testardo, vivo.
E rifiorì alla sera,
senza leggi da rispettare,
come un Dio che dispone, sicuro di sé,
bello come la scoperta, profumato come la luna.
Ma poi si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva
e il tempo cercò di prevalere,
nel grigio di un’assenza senza musica, senza colori.
E sbriciolò le ore nell’attesa,
nel tormento per dimenticare il suo viso, la sua verità.
Ma l’amore negato, offeso,
fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
perché la memoria potesse ricordare
e le parole avessero un senso
e i gesti una vita e i fiori un profumo
e la luna una magia.
Perché l’emozione bruciasse il tempo e le delusioni,
perché la danza dei sogni fosse poesia.
Così mentre il tempo moriva, restava l’amore.

Attribuita a Charles Bukowski è invece la poesia Non ho smesso di pensarti, si tratta ovviamente di un altro errore. Non sappiamo chi sia l’autore originale, ma Simona Viciani, traduttrice dei libri di Bukowski, ha confermato che non si tratta di una poesia del poeta statunitense. A Jorge Luis Borges è attribuita Instanti, la prima versione conosciuta di questo testo è opera dell’umorista e disegnatore di fumetti statunitense Don Herold e fu pubblicata su Reader’s Digest nell’ottobre 1953 con il titolo I’d Pick More Daisies (Raccoglierei più margherite). A Borges è attribuito anche il testo Poema a la amistad.
Ad Ernest Hemingway viene attribuita la poesia Tu non sei i tuoi anni, ad Alda Merini Quelle come me e Donne al quadrato, a Fernando Pessoa Di tutto restano tre cose.

E potremmo ancora continuare, la lista delle poesie erroneamente attribuite ad altri poeti è molto più lunga di quanto crediamo!
Ma speriamo che questo articolo serva a fare un po’ di chiarezza.

Voi ne conoscete altre? Fateci sapere!

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