Appunti di poesia

Appunti di poesia: Osip Ėmil’evič Mandel’štam | L’Altrove

Leggere soltanto libri per bambini,
nutrire soltanto pensieri infantili.
Disperdere lontano tutto ciò che è grande,
ribellarsi al dolore profondo.

Io sono mortalmente stanco della vita,
non ne ho accettato nulla
ma amo la mia sciagurata terra
perché altra non ne ho vista.

Mi dondolavo in un lontano giardino
su una semplice altalena di legno
e gli alti, oscuri abeti
ricordo in un nebbioso delirio.

Più tenero della tenerezza
il tuo volto,
più bianca del bianco
la tua mano,
dal mondo intero
tu sei lontana
e tutto ciò che è tuo –
dall’inellutabile.

Dall’inellutabile
la tua tristezza
e le dita delle mani
che non diventano fredde
e il sommesso suono
di allegri discorsi
e la lontananza
dei tuoi occhi.

Mi è stato concesso un corpo – cosa devo farne di lui
così unico e così mio?

Per la gioia sommessa di respirare e vivere
ditemi, chi devo ringraziare?

Sono un giardiniere ed anche un fiore,
nella prigione del mondo non sono solo.

Sui vetri dell’eternità già si è posato
il mio respiro, il mio calore.

Vi si stamperà un fregio,
da poco tempo irriconoscibile.

Lascia che coli via il limo dell’attimo –
non si cancella il caro fregio.

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